30 maggio 2014

L'uso terapeutico delle droghe leggere

Prendo spunto dalla commissione di oggi, dove abbiamo approfondito il tema dell'uso terapeutico delle droghe leggere normato dalla legge 38 del 2010 in materia di ”Disposizioni per garantire l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore”, per aggiornare in maniera organica quanto fatto fino ad ora.

A febbraio del 2012 in commissione la Dott.ssa Stefania Taddei, Direttore UOC Anestesia e Terapia Intensiva Area Nord, Responsabile COTSD Aziendale, Azienda USL di Bologna ci illustrò come viene attuata la terapia del dolore nelll'AUSL di Bologna. Questo nell'ambito della discussione di un ODG che invita la Giunta bolognese a verificare lo stato di attuazione della Legge 38/2010 di cui sono co-firmataria.

Con la legge 38/2010 non soffrire diventa a tutti gli effetti un diritto per le persone.Si tratta di una
legge che, come si legge sul sito del Ministero della Salute “per la prima volta tutela e garantisce l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore da parte del cittadino, nell’ambito dei livelli essenziali di assistenza, al fine di assicurare il rispetto della dignità e dell’autonomia della persona umana, il bisogno di salute, l’equità nell’accesso all’assistenza, la qualità delle cure e la loro appropriatezza riguardo alle specifiche esigenze. Le strutture sanitarie che erogano cure palliative e terapia del dolore devono assicurare un programma di cura individuale per il malato e per la sua famiglia, nel rispetto dei princìpi fondamentali della tutela della dignità e dell’autonomia del malato, senza alcuna discriminazione; della tutela e promozione della qualità della vita in ogni fase della malattia, in particolare in quella terminale, e di un adeguato sostegno sanitario e socio-assistenziale della persona malata e della famiglia”.
Tra i medicinali da utilizzare vi sono anche sostanze stupefacenti e psicotrope tra cui oppio, coca, anfetamine e cannabis. Fino a qualche tempo fa in Italia si è fatto un uso assai limitato di questi farmaci rispetto al resto d’Europa. Pregiudizi di natura culturale e difficoltà burocratiche ne hanno di fatto ostacolato la prescrizione e l’uso, rendendo in molti casi inefficaci le terapie per combattere dolore e patologie.
Ora in Emilia Romagna stanno lavorando ad una proposta di legge regionale sulle “Modalità di erogazione dei farmaci e delle preparazioni galeniche a base di cannabinoidi per finalità terapeutiche”. In Italia  non sono tuttora disponibili in commercio farmaci a base di cannabinoidi di produzione nazionale, e il serizio sanitario è costretto ad importarli dall'estero. Questo progetto di legge “consentirà ai malati ed al servizio pubblico della nostra regione di non dipendere esclusivamente dalle importazioni per l’approvvigionamento della cannabis medicinale, di razionalizzare le spese e di ridurre i tempi d’attesa che i malati non dovranno più sopportare”. Al momento è stato scelto il testo base.
Nel frattempo, in Senato a febbraio 2014, viene accolto dal Governo l'ODG n. G2.200 al DDL n. 1288 (primo firmario Senatore Romani, tra i cofirmatari Bencini e Mussini ora tutti al Gruppo Misto) 
come raccomandazione per impegnarlo a regolamentare l'uso medico della canapa indiana e dei suoi derivati, a semplificare le procedure sui mezzi di importazione dei farmaci contenenti derivati della cannabis e risolvere il problema dei costi eccessivi per la loro importazione al fine di consentire ai pazienti affetti da patologie gravi di accedere all'uso di tali farmaci indipendentemente dai loro livelli di reddito, a stabilire, per i soggetti affetti da patologie croniche, procedure burocratiche semplificate per ottenere il rinnovo dello stessa medicinale, a dare il via alla produzione nazionale di farmaci cannabinoidi.Questo perchè "nonostante dal punto di vista formale l'uso terapeutico dei derivati della cannabis sia autorizzato con decreto del presidente della Repubblica n. 309/1990, in Italia non esistono fonti legali di approvvigionamento di tali sostanze, ma è consentita la prescrizione e l'importazione di un medicinale autorizzato in un altro paese.

Quindi, la direzione è quella giusta ma il risulato ottimale è ancora lontano.

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