22 maggio 2014

Perchè le maestre del Comune di Bologna protestano?

  Lunedì 19 maggio in Consiglio Comunale le maestre sono venute a spiegarci le ragioni della loro protesta. Il quadro che ci hanno descritto è caotico. Oltre il 40% delle maestre è precario, l'amministrazione aveva dichiarato che per via della spending review non poteva assumere personale, poi in seguito ad un ricorso delle maestre è emerso il contrario. Ma queste maestre non sono ancora state assunte e ci sono più di 300 bambini in lista di attesa fuori dalle scuole. A questo si aggiunge anche la futura costituzione dell'istituzione scuola che desta non pochi mal di pancia.

Al momento, fatta salva la disponibilità dell'Assessore Pillati ad incontrare le maestre, non sono comunque state date delle risposte da parte dell'amministrazione.

Questo l'
intervento di Laura Garcia, portavoce delle insegnanti:

Gentilissima Assessore, 
Le rispondo fornendo alcune precisazioni, perché, per quel che ci riguarda, non c'è più tempo da perdere.
Ci consentirà la crudezza dell’espressione, ma essa ben descrive lo stato di esasperazione a cui siamo state condotte. 
A settembre inizia il terzo anno scolastico con le scuole tenute in uno stato di sfibrante fibrillazione.
In breve, poiché sono stata io la portavoce sia nell’incontro del 7 maggio u.s. sia a Palazzo d’Accursio con i capigruppo consiliari il 19 maggio u.s., preciso quanto segue:

1) Nell’incontro del 7 maggio, che ci è stato accordato dopo circa 40 giorni dalla richiesta (del 31 marzo), ho personalmente esordito dicendo che la situazione kafkiana che vivono le scuole dell’infanzia non è dovuta a vincoli nazionali ma a un obiettivo miope da tempo perseguito da questa Amministrazione: togliere il contratto scuola alle insegnanti. Prima si è tentato con ASP, ora si riprova con l’Istituzione, delegando a questo nuovo ente di fare, per così dire, il “lavoro sporco”. Ho proseguito dicendo che in questo primo incontro avremmo affrontato nel dettaglio la drammatica questione delle assunzioni delle insegnanti. Le ho raccontato dei posti negati per due anni e improvvisamente saltati fuori, dopo un nostro ricorso, e di come, nonostante ciò, si continuassero a negare le assunzioni, rimandandole a settembre 2015 e 2016 “salvo imprevisti”. E questo quando il precariato delle insegnanti, che ha raggiunto il record assoluto del 42% , sta minando alla radice la qualità delle scuole dell’infanzia. Ho raccontato di come fittiziamente si sia attribuita la responsabilità di tale dilazione alla mancata risposta del Ministero della Funzione Pubblica a un quesito posto dall’Amministrazione ( palesemente inconsistente) posto 3 mesi prima , che noi, guarda caso, siamo riuscite ad ottenere in tre giorni. Perché tutta questa triste messa in scena? Solo per spostare le assunzioni delle insegnanti a dopo il varo dell’Istituzione. E di molto altro le abbiamo parlato, delle tante norme violate, di cui abbiamo prodotto un dossier.

2) La sua risposta è stata quella di fugare ogni dubbio sulla volontà dell’Amministrazione di cambiare il contratto scuola (cosa peraltro altre volte affermata e smentita), ma ha “dimenticato”, nell’occasione, di informarci su un “piccolo particolare”: esattamente il giorno prima del nostro incontro, martedi 6 maggio, la Giunta aveva deliberato il Regolamento dell’Istituzione che è collegato allo Studio di fattibilità del progetto sull'Istituzione, il quale alla pagina 15 punto 4.6 recita” Per la gestione del rapporto di lavoro saranno applicate le regolamentazioni generali valide per tutto il personale comunale”. 

Ora, questa frase é decisamente ambigua, perché non si capisce se e in che modo saremo equiparate ai dipendenti del comune, o peggio che verranno uniformati anche i tipi di contratti.
A nostro avviso scompare totalmente la specificità del rapporto di lavoro delle insegnanti e del loro contratto scuola.
Quando due giorni dopo siamo venute in possesso dei documenti deliberati, ci siamo sentite per l’ennesima volta beffate. E abbiamo ripensato a lei che ci ascoltava annuendo mentre dicevamo che avremmo voluto che anche la RSU fosse ascoltata sull’Istituzione, e non ci ha detto che le Giunta aveva già deliberato il giorno prima!
 

3) Per quanto concerne la telefonata della Dott.ssa Pepe ad Alessandra Cenerini, è stata una semplice comunicazione dove si informava che l’incontro non ci sarebbe stato e che non era stato ancora deciso nulla. Le ricordo che il giorno 7 ci siamo lasciati con il suo impegno di fare le dovute verifiche e riconvocarci entro il 15. Le era stato infatti comunicato che, in assenza di risposte, avremmo di nuovo manifestato.
 

4) Per quanto riguarda l’incontro del giorno 19 u.s., a cui Lei non ha aderito, abbiamo detto alla Presidente del Consiglio Comunale che all’incontro dovevano poter assistere tutte le persone presenti, anche se ci impegnavamo a parlare solo in due, come peraltro è avvenuto in assoluta tranquillità con i capigruppo.

Tutto ciò premesso, noi ci aspettiamo risposte, chiare e precise. Ha già avuto un dossier scritto su tutta la situazione assunzioni, ora le inviamo, se ancora non fosse chiara, la posizione sull’Istituzione che condividiamo con la maggioranza delle colleghe e dei colleghi della scuola dell’infanzia e del nido e che è stata consegnata ed illustrata ai Capigruppo il giorno 19 u.s.

Con i migliori saluti Laura Garcia (portavoce della delegazione insegnanti)



Questa la loro posizione sull'istituzione:


DOC PRESENTATO IL 19/05/14 AI CONSIGLIERI COMUNALI DALLA DELEGAZIONE IN CONSIGLIO COMUNALE DEL PERSONALE DI SCUOLE INFANZIA E NIDI

PERCHE’ DICIAMO NO ALL’ISTITUZIONE

A) LA CREAZIONE DI UN’ISTITUZIONE VA CONTRO UNA LINEA NAZIONALE DI SEMPLIFICAZIONE E RISPARMI NELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE. L’Art. 23 del Decreto Legge 24 Aprile 2014, N.66 richiede la riduzione delle Istituzioni e Aziende Speciali. E’ evidente infatti che l’Istituzione comporterà costi aggiuntivi. Direttore, Presidente, Consiglio di amministrazione, Comitato tecnico- scientifico, apparato amministrativo dell’Istituzione hanno dei costi. Chi dice che non costano o mente o significa che l’Istituzione sarà una sine cura, e allora a che serve?

B) L’ISTITUZIONE VA CONTRO L’AUTONOMIA DELLE ISTITUZIONI SCOLASTICHE SANCITA DALLA COSTITUZIONE. La nostra Costituzione all’art. 117 ha sancito l’autonomia delle Istituzioni scolastiche. Centralizzare tutte le scuole dell’infanzia e i nidi in un solo ente, ossia l’Istituzione, va contro il principio costituzionale dell’autonomia delle istituzioni scolastiche ( Titolo V art.117 ). In passato le innovazioni fatte a Bologna anticipavano soluzioni nazionali, ora invece si regredisce! La soluzione per una migliore gestione non può essere un nuovo centralismo comunale , ma la creazione di ISTITUTI EDUCATIVI AUTONOMI, ognuno costituito di circa 6 PLESSI fra nidi e scuole dell’infanzia ( che corrisponde al numero dei plessi attualmente affidati a un coordinatore pedagogico) , con a capo un “responsabile”, che può identificarsi con gli attuali coordinatori pedagogici, che però, come i dirigenti scolastici della scuola statale, devono rispondere di tutti gli aspetti gestionali , non solo di quelli pedagogici , ed essere coadiuvati da personale di segreteria ( COME AVVIENE A MILANO). In questo modo si supera la separazione fra coordinatore pedagogico e direttore di quartiere, che è la principale causa dei problemi lamentati anche dall?amministrazione. I genitori e il personale, avrebbero finalmente un solo riferimento chiaro: il/la responsabile dell’istituto educativo .

C) L’ISTITUZIONE NON SEMPLIFICA LA GESTIONE MA LA COMPLICA. Dal punto di vista della funzionalità, la gestione diventa più complicata , perchè l’Istituzione si cala sopra una struttura che rimane in gran parte immutata, dal momento che l’Istituzione deve coordinarsi: 1) con le mansioni importanti che restano al Comune ( sia al Consiglio Comunale sia al Settore Istruzione e ad altri Settori), 2) con molte mansioni che restano ai Quartieri , 3) con gli organismi di partecipazione e gestione , 4) con il CEDOC, il Coordinamento centrale dei pedagogisti a cui si sovrappone il Comitato tecnico scientifico creato con l’Istituzione . Quindi non si dà più unitarietà al servizio, ma si moltiplicano e confondono le competenze

D) L’ASSEGNAZIONE DELLA “ CURA DIRETTA DELLA PROGRAMMAZIONE EDUCATIVO-DIDATTICA ALL’ISTITUZIONE ( che è un organismo politico di nomina del sindaco e legato al mandato del sindaco) TOGLIE ALL’EDUCAZIONE AUTONOMIA E LIBERTA’ COSTITUZIONALMENTE GARANTITE. La programmazione educativo-didattica è , e deve rimanere, competenza degli Organi Collegiali degli insegnanti e dei genitori.

E) IL RICORSO ALL’ISTITUZIONE PER RISOLVERE IL PRECARIATO E’ UNA FINZIONE
Era stato detto in tutte le salse dall’Amministrazione che il motivo sostanziale per ricorrere prima ad ASP e poi all’Istituzione era la soluzione di un precariato abnorme che, sempre secondo l’Amministrazione non poteva essere risolto con l’assunzione diretta a causa delle limitazioni assunzionali e dei tetti di spesa imposti agli Enti Locali. Ancora una volta si è dimostrata una brutta finzione, che nascondeva altro. E’ bastato il ricorso di 26 maestre contro la mancanza dell’indicazione dei posti nella programmazione triennale del fabbisogno di personale, perché improvvisamente venissero alla luce per le assunzioni dirette: 158 posti di insegnante, 53 di educatore e 58 di operatori ai servizi scolatici. Tutti, a detta della stessa Amministrazione, copribili senza ricorso all’Istituzione, come peraltro autorevolmente dichiarato anche dal Direttore Generale del Comune Mauro Cammarata!

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