Grillo e il suo spin doctor: la Casaleggio Associati - micromega-online - micromega
In pochi anni Beppe Grillo e il suo blog sono diventati un vero e
proprio fenomeno della Rete, l’esperimento di maggior successo in Italia
di un movimento nato e cresciuto sul web nel nome della democrazia
digitale, dell’orizzontalità della comunicazione e della trasparenza. Ma
dietro a questo risultato c’è una strategia ben pianificata. Anzi, ci
sono un nome e un’azienda: Casaleggio Associati. Ecco di cosa si tratta.
di Pietro Orsatti, da MicroMega 5/2010
Per
raccontare il successo di un progetto non si può evitare di parlare di
chi lo ha ideato, palesemente o nell’ombra non importa. Parliamo della
svolta mediatica e politica di Beppe Grillo. Vero e proprio fenomeno che
da deriva post-televisiva oggi diventa movimento e oggetto politico
2.0, come ormai va di moda definire chi usa internet per la propria
comunicazione. Chi è l’ideatore di questa svolta del comico genovese,
trasformatosi da uomo di spettacolo a vero e proprio profeta della
«democrazia digitale»? Un nome e un’azienda. Casaleggio Associati.
È la Casaleggio Associati a curare direttamente il blog di Grillo, la rete dei Meetup,
la comunicazione esterna, la strategia del movimento sulla Rete. E non
solo, è anche la casa editrice che cura tutte le pubblicazioni, in Rete e
non, del comico genovese e anche parte dell’organizzazione dei suoi
tour. Neanche Grillo fa mistero che il suo ritorno di visibilità e il
grande impatto del movimento dei «grillini» sia dovuto in gran parte
alla sinergia con questa azienda specializzata nella comunicazione e nel
marketing digitale. Una strategia chiaramente esplicitata, quella della
Casaleggio. «Le reti sono ovunque intorno a noi. Fino a qualche anno
fa, le relazioni tra persone, oggetti ed eventi erano attribuite al
caso. L’unico modo per ipotizzare il funzionamento dei sistemi complessi
era attribuirne le ragioni ad avvenimenti casuali. La vita e
l’evoluzione delle reti seguono invece leggi precise e la conoscenza di
queste regole ci permette di utilizzare le reti a nostro vantaggio».
Così viene presentato l’ultimo sforzo editoriale del gruppo «Tu sei
Rete», bibbia del nuovo credo internettiano.
Per
capire le origini del fenomeno Casaleggio, è necessario partire dalle
fibrillazioni societarie di Telecom fra la fine degli anni Novanta e i
primi anni Duemila. O meglio, è fondamentale analizzare le vicende di
un’azienda del gruppo allora nelle mani di Tronchetti Provera e della
Pirelli, la Webegg. Amministratore delegato della società è all’epoca
Gianroberto Casaleggio. Non lasciamoci ingannare dal suo aspetto da nerd
smanettone, dalla sua capigliatura da studente fuori corso della
Berkeley University, Gianroberto è uno dei massimi esperti in Italia di
web, reti sociali (social network), marketing elettronico. Ed è lui,
insieme ad altri quattro dipendenti dell’azienda della galassia Telecom
(Enrico Sassoon, Luca Eleuteri, il fratello Davide Casaleggio e Mario
Bucchich) a fondare nel 2004 la Casaleggio Associati.
Ma
torniamo al «prima». Di cosa si occupava la Webegg? La Webegg Spa nel
2002, anno del suo massimo sviluppo e in cui Gianroberto Casaleggio è
l’uomo di vertice, risulta essere «un gruppo multidisciplinare per la
consulenza delle aziende e della pubblica amministrazione in Rete», come
si apprende dai documenti sul sito aziendale che indicano la sua
mission. Anzi, si tratta in quel momento del gruppo leader nel settore.
Reti interne ed esterne, efficienza aziendale, internet, capacità di
penetrazione dei prodotti sul mercato attraverso il web marketing e, per
le pubbliche amministrazioni, sistemi di efficienza mirati
all’e-governance. Insomma un grande giro di affari potenziale, ma forse
una società nata in troppo anticipo sui tempi e infatti ben presto
oggetto di veloci cambi di mano.
La Webegg all’epoca è una
società controllata al 69,8 per cento da I.T. Telecom Spa a sua volta
controllata al 100 per cento da Telecom Italia. Poi, esattamente fra
giugno e luglio 2004, I.T. Telecom Spa sottoscrive un contratto con
un’altra azienda del settore in rapida ascesa, la Value Partners Spa,
cui cede il pacchetto azionario detenuto in Webegg. Per ottenere la
maggioranza di Webegg vengono sborsati 43 milioni di euro mentre il
resto delle azioni, pari al 30,2 per cento, rimane nel portafoglio di
un’altra azienda della galassia di società Telecom, la Finsiel. Tutto
ciò viene riportato dalla stampa specializzata dell’epoca, come una
delle operazioni di fusioni strategiche più importanti nel settore. Ma
non ci si ferma qui. In seguito ad altre operazioni di fusioni e
riassetti interni alla Value Partners, nasce Value Team, azienda leader
nelle consulenze aziendali non solo in termini contenutistici ma anche
della sicurezza digitale. Dopo questo vortice di fusioni e vendite il
gruppo di dipendenti della Webegg che ruota attorno all’ormai ex
amministratore delegato decide di dare vita al nuovo progetto della
Casaleggio Associati. E portandosi dietro un pacchetto nutrito di
rapporti, partnership e competenze. Quali?
Per capire di cosa
stiamo parlando è necessario svelare prima chi sono le figure chiave
della Casaleggio Associati oggi e della Webegg prima. Partendo da Enrico
Sassoon, giornalista, dal 1977 al 2003 nel gruppo Il Sole-24 Ore, già
direttore responsabile di L’Impresa-Rivista Italiana di Management, della rivista Impresa Ambiente e del settimanale Mondo Economico.
Da suo curriculum pubblico apprendiamo anche che «è stato direttore
scientifico del gruppo Il Sole-24 Ore». Nel 1998 Sassoon è
amministratore delegato dell’American Chamber of Commerce in Italy, di
fatto una lobby indirizzata a favorire i rapporti commerciali delle
corporation americane in Italia e il cui presidente è tuttora il vice di
Microsoft Italia, Umberto Paolucci. Proprio nel consiglio di
amministrazione dell’American Chamber of Commerce in Italy si comprende
quale sia uno dei fattori di successo nelle relazioni della Casaleggio
Associati. Oltre a Paolucci compaiono nel 1998 altri personaggi di
grande spessore. La lista pubblicata al momento della nomina di Sasson
vedeva, fra gli altri: Gian Battista Merlo, presidente e amministratore
delegato Exxon Mobil Mediterranea Srl; Gianmaria Donà dalle Rose,
amministratore delegato Twentieth Century Fox Home Entertainment Italia;
Massimiliano Magrini, country manager Google Italia; Luciano Martucci,
presidente e amministratore delegato Ibm Italia Spa; Gina Nieri,
consigliere di amministrazione Mediaset Spa; Maria Pierdicchi, direttore
generale Standard & Poor’s; Massimo Ponzellini, presidente
Impregilo Spa; Cristina Ravelli, country legal director The Walt Disney
Co. Italia Spa; Dario Rinero, presidente e amministratore delegato
Coca-Cola Hbc Italia Srl; Cesare Romiti, presidente onorario Rcs.
Oggi
nell’American Chamber of Commerce in Italy troviamo altre figure di
spicco come Gianluca Comin, dirigente Enel, e Giuseppe Cattaneo
dell’Aspen Institute Italia, il prestigioso pensatoio, creatura di
Gianni Letta, presieduto da Giulio Tremonti. E l’Aspen Institute pesa,
ovunque agisca. Luogo di incontro fra intellettuali, economisti,
politici, scienziati e imprese. Nell’Aspen transita l’élite italiana,
che faccia riferimento al centro-destra o al centro-sinistra. Con quali
finalità? «L’internazionalizzazione della leadership imprenditoriale,
politica e culturale del paese attraverso un libero confronto tra idee e
provenienze diverse per identificare e promuovere valori, conoscenze e
interessi comuni», si legge nella mission dell’istituto. E in che modo?
«Il “metodo Aspen” privilegia il confronto e il dibattito “a porte
chiuse”, favorisce le relazioni interpersonali e consente un effettivo
aggiornamento dei temi in discussione. Attorno al tavolo Aspen discutono
leader del mondo industriale, economico, finanziario, politico, sociale
e culturale in condizioni di assoluta riservatezza e di libertà
espressiva».
È Sassoon, quindi, l’uomo delle relazioni al
massimo livello della Casaleggio Associati. Siede ai vertici di
organizzazioni d’élite, ha relazioni, opportunità di accedere alle
giuste informazioni. L’uomo, giustamente, del business. E che fa capire
quanto il gruppo Casaleggio Associati non sia affatto un collettivo di
nerd smanettoni, ma uno dei pensatoi più accreditati per quanto riguarda
le potenzialità di mercato della Rete nel nostro paese.
Il
teorico e inventore del gruppo è invece Gianroberto Casaleggio. «È stato
dirigente», si legge sul suo curriculum, «di aziende ad alto indirizzo
tecnologico», e la sua principale attività, oltre a curare personalmente
l’oggetto mediatico Grillo (e Di Pietro, oggi) è quella della
pubblicistica. E anche Casaleggio ha una storia «aziendale» di rilievo,
parallela anche se meno convenzionale a quella di Sassoon. Inizia
infatti a farsi notare non in un laboratorio di qualche campus, ma
nell’Olivetti di Roberto Colaninno, e qualche anno dopo diventa
amministratore delegato di Webegg, come abbiamo già detto suo trampolino
di lancio in seguito come guru nostrano della rivoluzione della Rete.
La Webegg ha origine da una joint-venture tra Olivetti e Finsiel (della
Telecom), ma nel 2002 l’azienda di Ivrea cede il suo 50 per cento alla
Telecom. Intanto Casaleggio ha dato vita a un’altra società, la Netikos,
dove siede per alcuni mesi nel consiglio di amministrazione accanto a
un figlio di Colaninno (Michele). Ma è un’avventura di breve durata, o
forse solo il momento di transito per creare con i vecchi amici della
Webegg qualcosa di totalmente nuovo. E infatti nel 2004 Gianroberto
chiude baracca e burattini e va a fondare con altri dirigenti Webegg la
Casaleggio Associati, attuale editore di Beppe Grillo. Tutto qua? Certo
che no. La Casaleggio è molto di più, anche se apparentemente sembra
avere un ruolo «periferico» nello sviluppo delle strategie di marketing
sulla Rete.
Gianroberto scrive molto spesso sia sul sito del
gruppo che su molti giornali di temi legati alla Rete. «L’organizzazione
di Rete», si legge nel suo curriculum online, «i modelli di e-business e
il web marketing sono tematiche che ha approfondito e applicato a
società italiane negli ultimi otto anni, anche grazie a una relazione
costante con i riferimenti mondiali del settore». Per lui la Rete è
un’ossessione, più di un mezzo, più di un media. Ne è un teorico e uno
dei guru delle nuove frontiere del marketing digitale e di cosa si possa
fare attraverso i social network grazie a strategie di marketing
«virale», forma di promozione non convenzionale che sfrutta la capacità
comunicativa di pochi soggetti interessati per trasmettere il messaggio a
un numero esponenziale di utenti.
Casaleggio ha capito in
anticipo, almeno per quanto riguarda il mercato italiano, quali siano le
potenzialità del web e dei social network. E individua una nuova figura
di venditore propagandista in parte consapevole e in parte no:
l’influencer. «Online il 90 per cento dei contenuti è creato dal 10 per
cento degli utenti, queste persone sono gli influencer», scrive in un
articolo Casaleggio, «quando si accede alla Rete per avere
un’informazione, si accede a un’informazione che di solito è integrata
dall’influencer o è creata direttamente dall’influencer. L’influencer è
un asset aziendale, senza l’influencer non si può vendere, c’è una
statistica molto interessante per le cosiddette mamme online, il 96 per
cento di tutte le mamme online che effettuano un acquisto negli Stati
Uniti, è influenzato dalle opinioni di altre mamme online che sono le
mamme online influencer». Se andiamo ad analizzare il sistema di
diffusione online del fenomeno Beppe Grillo è facile constatare quanto
questa strategia sia efficace. E non solo per Grillo, visto che il
numero dei clienti e delle partnership italiane e statunitensi vanno ben
oltre alla promozione del comico genovese. Oltre quanto?
Nel
2004, a pochi mesi dalla sua nascita, la Casaleggio Associati annunciò
pubblicamente attraverso le agenzie di stampa la nascita della
partnership con Enamics, società statunitense leader in Business
Technology Management (Btm). La Enamics ha una rete di relazioni
aziendali impressionante sia dirette che indirette grazie anche a una
rete di partnership consolidata e da più di 6 anni con due altre aziende
del settore, la Future Considerations e la Ibm Tivoli. Spiccano, come
si legge nel board sia di Enamics che dei sui partner, nomi come
Pepsico, Northrop Grumman, US Department of Tresury (Dipartimento del
Tesoro Usa), Bnp Paribas, American Financial Group e JP Morgan, banca
d’affari del gruppo Rockefeller. E poi ancora: Coca Cola, Bp,
Barclaycard, Addax Petroleum, Shell, Tesco, Kpmg Llp, Carbon Trust,
Unido (United Nations Industrial Development Organisation), London
Pension Fund Authority (Lfpa). Ecco quindi la rete di relazioni,
teoriche e aziendali, della Casaleggio Associati con le aziende più
quotate del settore negli Stati Uniti. Comunicazione, e-commerce, reti
web, sicurezza. Gli stessi settori della Webegg prima e di Casaleggio e
soci poi.
Sassoon e Casaleggio, sul rapporto dei due si gioca
tutto il peso del progetto della Casaleggio Associati. Da un lato l’uomo
delle relazioni «tradizionali» con il mondo della finanza e della
politica italiana, dall’altro il super-esperto con reti di rapporti
consolidate e partnership oltre oceano. Non si tratta quindi solo di
sperimentare nuove forme di marketing, si tratta di una solida base di
business. E questo la Casaleggio Associati fa.
Se qualcuno
pensava ancora che la Casaleggio Associati fosse solo un gruppo di
persone appassionate della comunicazione in Rete che si dedica al blog
di Beppe Grillo (e a quello, ricordiamolo, di Antonio Di Pietro), dopo
aver letto di questo vorticoso intreccio di partnership aziendali,
clienti, collaborazioni, si dovrà ricredere. Qualche domanda se la
stanno ponendo, per esempio, molti «grillini» della prima ora che nel
corso degli ultimi anni hanno criticato alcune virate di Beppe Grillo,
castigatore senza pietà dei costumi delle imprese italiane che
lentamente (oltre all’ex padrone di Casaleggio, Telecom) sono uscite
fuori dal mirino del neo-Savonarola (l’associazione non è nostra ma
della stessa Casaleggio) ligure.
Ora Grillo parla quasi
esclusivamente di politica e di politici. E dov’è finito il «messaggio»
della prima ora, quello della lotta contro il «signoraggio monetario»?
Se qualcuno sulla rete dei Meetup o nei commenti sul blog di
Grillo pone l’interrogativo si vedrà cancellare o non pubblicare la
propria opinione. E chi cura direttamente e capillarmente il blog di
Grillo e la rete dei Meetup? Il fratello di Gianroberto
Casaleggio, Davide. Dopo tutto le regole della «moderazione» sul web le
detta chi mette in Rete una determinata piattaforma o sito. Funziona
così ovunque, funziona così anche sul sito di Grillo. Certi argomenti,
determinate domande non compaiono. Abbiamo fatto personalmente una
prova, «postando» sul blog di Grillo determinati temi scomodi e il
commento non veniva approvato. Compariva solo se si utilizzava un
determinato termine spezzato dalla punteggiatura. Ma anche in questo
caso il commento dopo poco spariva. Come su YouTube, dove video che
criticano esplicitamete il rapporto fra Casaleggio e Grillo scompaiono
con frequenza impressionante, così avviene per gli interventi nei Meetup più «popolati». Ma la Rete è più ampia di quanto la Casaleggio possa controllare e qualche Meetup riesce a sfuggire.
A
fare i conti con il controllo sulla comunicazione collegata al fenomeno
Grillo esercitato da Casaleggio è stato nel 2007 il blogger e
giornalista Piero Ricca. Chiamato per moltiplicare le offerte sul sito e
per attrarre nuovi utenti e nuovi «commentatori». Probabilmente ci si
era resi conto che in quella fase il sito, per la parte degli interventi
del pubblico, era «stagnante», che a commentare i post di grillo erano
sempre gli stessi, anche se sempre tanti. Quindi la scelta cade su un
blogger emergente, Ricca appunto. E che da accordi avrebbe dovuto essere
pagato dalla Casaleggio Associati. Duecento euro a intervista
forfettari spese incluse. Compenso che però, secondo Ricca, non gli
viene corrisposto nei termini concordati all’inizio e Gianroberto
Casaleggio ricontratterebbe la collaborazione chiedendogli di occuparsi
della comunicazione di alcune aziende sanitarie. Ricca rifiuta. Da qui
secondo Ricca il conflitto, e non si procede né sul piano economico né
sulla ridefinizione del rapporto contenutistico della collaborazione e
la situazione precipita. «A questo punto interpello direttamente Beppe
Grillo – racconta Ricca – (…) Lui è informato della decisione di
Gianroberto Casaleggio. (…) Osserva che “negli aspetti manageriali” del
blog lui non entra. Ritiene però, fidandosi del gestore, che la
difficoltà non sia di natura economica. Forse il problema – dice – è
«l’eccessiva aggressività» di qualche intervista. (…) Poi si gira verso
di me ed esprime un disagio: “Ti vedo sospettoso, non essere
sospettoso”». E Ricca scompare dal blog di Grillo. Solo per un
contenzioso relativo ai 200 euro spese incluse pattuiti per ciascuna
intervista? Secondo Gianroberto Casaleggio, a quanto risulterebbe dalle
dichiarazioni rilasciate sul blog di Grillo e su vari Meetup, sì. Fine della storia. Abbiamo fatto richiesta di spiegazioni via mail e non abbiamo ottenuto risposta.
Qualcosa
intanto si sarebbe incrinato negli ultimi tempi anche nel rapporto che
la Casaleggio Associati ha instaurato con Antonio Di Pietro e l’Idv.
Delle crepe si erano manifestate già nel corso della campagna elettorale
dell’anno scorso. Alcuni candidati «di peso» come Luigi De Magistris
avevano gentilmente rifiutato di affidarsi al modello Casaleggio
preferendo fare da sé. La ragione era molto semplice. Il modello offerto
dalla Casaleggio Associati è estremamente centralizzato. A scatola
chiusa. Per lavorare con loro, per usufruire dei loro servizi, è
necessario affidarsi totalmente alla loro organizzazione. E questo,
inevitabilmente, può entrare in contrasto con le logiche della politica.
Un contrasto, segnalano in molti dell’entourage di Tonino Di Pietro,
che in queste ultime settimane starebbe portando a una rottura. Bocche
cucite, ufficialmente, sia sul fronte politico che su quello aziendale,
ma ormai in molti si attendono da un momento all’altro l’annuncio del
divorzio.
Ritorniamo però alle strategie di marketing (politico e
no) della Casaleggio Associati, e agli influencer e all’importanza che
viene loro data, e non solo da questa società italiana. Si legge sul
sito web della Microsoft: «Uno studio della società statunitense Rubicon
Consulting ha tracciato il profilo degli influencer, la loro diffusione
e le modalità di comunicazione e di propagazione dei loro messaggi. Le
comunità online, gli spazi dove agiscono gli influencer, non sono tutte
uguali, ognuna ha peculiarità proprie». Non si capisce se questo brano
l’abbia scritto Gianroberto Casaleggio stesso o se a questo testo del
gigante statunitense si sia rifatto. E poi l’articolo della Microsoft
prosegue: «Le comunità online originate dalle connessioni, come
Facebook, sono le più frequentate (25 per cento degli utenti) e le più
importanti per i giovani sotto i 20 anni, seguono, con circa il 20 per
cento, quelle con attività in comune e condivisione di interessi. La
maggior parte degli utenti delle comunità ha un’età tra i 20 e i 40
anni. In questo contesto operano gli influencer». Ecco fatto il ritratto
del militante «grillino» tipo. E chi sono gli influencer di Grillo,
dove si muovono, dove agiscono? All’inizio sulla rete di Meetup,
la piattaforma a pagamento statunitense molto pubblicizzata dalla
Casaleggio Associati e dai loro partner statunitensi è praticamente
obbligatoria per chi voglia aderire alla rete degli amici di Grillo. Poi
su YouTube e Facebook. È qui che si è creata la fortuna del messaggio
di Grillo, nell’uso controllato capillarmente dalla Casaleggio Associati
di questi mezzi.
E come si inseriscono le componenti
individuate da Casaleggio prima e da Microsoft poi (o viceversa?) nella
strategia che il gruppo starebbe sperimentando? E quali sono i contenuti
e le strategie di un gruppo che non fa mistero di avere un’idea ben
precisa di cosa siano e cosa dovrebbero essere la democrazia e la
politica? Ci sono due video illuminanti di quale sia l’ideologia che
muove Gianroberto Casaleggio e i suoi soci. Il primo, del 2007,
attualmente scomparso dal sito aziendale ma ancora rintracciabile sul
web, si rivolge all’informazione. Il titolo è inequivocabile: Prometeus – La Rivoluzione dei media.
E vediamo il contenuto. «L’Uomo è Dio, è ovunque, è chiunque, conosce
ogni cosa. Questo è il nuovo mondo di Prometeus. Tutto è iniziato con la
Rivoluzione dei media con internet alla fine del secolo scorso… la Rete
include e unifica tutto il contenuto: Google compra Microsoft, Amazon
compra Yahoo! diventando così i leader mondiali dell’informazione
assieme a Bbc, Cnn e Cctv… La pubblicità è scelta dai creatori di
contenuti, dagli stessi autori e diventa informazione, confronto,
esperienza. Nel 2020 Lawrence Lessing, l’autore di Cultura Libera
diventa ministro della Giustizia degli Stati Uniti e dichiara il
copyright illegale. Dispositivi che replicano i cinque sensi sono ormai
disponibili nei mondi virtuali. La realtà può essere replicata in Second
Life. (…) Nel 2022 Google lancia Prometeus l’interfaccia standard degli
Agav. Amazon crea Place, un’azienda che replica la realtà. Puoi andare
su Marte, alla battaglia di Waterloo, al SuperBowl di persona. È reale!
(…) Nel 2027 Second Life si evolve in Spirit. La vendita di memoria
diventa una normale attività commerciale. Nel 2050 Prometeus compra
Place e Spirit. La vita è virtuale è il mercato più grande del Pianeta.
Prometeus finanzia tutte le missioni spaziali alla ricerca di nuovi
mondi per i propri clienti, gli avatar terrestri». No, non è il sequel
di Nirvana di Gabriele Salvatores e meno che mai la sceneggiatura di Atto di forza
con Arnold Schwarzenegger. Questo è, secondo Casaleggio Associati, un
video di «scenario» inserito come messaggio di identità aziendale.
Il secondo video invece parla di politica. Si intitola Gaia, il futuro della politica
ed è tuttora ben visibile sulla homepage del sito aziendale. Al
contrario del precedente, in inglese ma sottotitolato in italiano,
questo è disponibile in inglese e spagnolo. Immagini e plot simili. Si
inizia con un pastone che racconta per brevi linee i progressi della
comunicazione politica nella storia, accostando con qualche azzardo
Savonarola, Gengis Khan, Obama, Beppe Grillo, Hitler, Mussolini, Bill
Clinton (ovviamente sulla strategie di innovazione della propaganda più
che della comunicazione) e poi, come nel video precedente, si lancia in
previsioni future, in cui Google, ancora una volta, diventa il centro
della rinascita della democrazia diretta fino a quando, dopo una terza
guerra mondiale, la popolazione della Terra si riduce a solo un miliardo
di abitanti e alla fine, grazie ovviamente alla Rete, nasce Gaia, il
nuovo governo mondiale. E poi: «Ogni essere umano può diventare
presidente e controllare il governo attraverso la Rete. In Gaia i
partiti, la politica, le ideologie e le religioni scompaiono». Non
temete, nel 2054, non prima.
(30 settembre 2010)
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