15 luglio 2015

Vendita e somministrazione sono due cose diverse

Campagna di comunicazione per la lotta all'abuso di alcol 2015

 

Ieri ho scritto questo post dove commentavo la nuova ordinanza per la Zona Universitaria, già destinataria di altri provvedimenti. In seguito a domande e commenti giuntimi da più parti, ho deciso di riprendere l'argomento per spiegare meglio le motivazioni che mi hanno spinto a criticare l'ordinanza, per approfondire la differenza tra somministrazione e vendita, chi può farla, dove e come e sulle necessità che spingono un Sindaco ad emettere un'ordinanza.

Vendita e somministrazione sono due cose diverse e rispondono a precise norme.

“Per attività di somministrazione di alimenti e bevande si intende la vendita di alimenti e bevande, non alcooliche e alcooliche di qualsiasi gradazione, per il loro consumo sul posto in locali o superfici aperte al pubblico appositamente attrezzati. L’attività è soggetta alla disciplina contenuta nella L.R. Emilia- Romagna n. 14/2003 “Disciplina dell’esercizio delle attività di somministrazione di alimenti e bevande” e nei regolamenti dei singoli Comuni, oltre che nelle norme nazionali in materia di somministrazione (legge 287/1991, d.lgs 59/2010). “
Ulteriori informazioni sul sito della Città Metropolitana
Tutta la normativa disponibile sul sito del Comune di Bologna

“E' attività di somministrazione di alimenti e bevande: Gestione di un bar, ristorante, trattoria, pizzeria, paninoteca, osteria e simili dove gli alimenti e le bevande possono essere:
  • somministrati ai clienti, cioè venduti ai clienti che li consumano nei locali dell'esercizio
  • venduti ai clienti, per essere consumati altrove (vendita "per asporto")
NON è attività di somministrazione di alimenti e bevande:

  • Attività come i laboratori di produzione che effettuano la vendita al consumatore di prodotti alimentari nei locali di produzione o adiacenti, come ad esempio i laboratori che vendono per asporto del tipo "pizza al taglio" o i laboratori di pasticceria, gelateria, gastronomia o rosticceria con vendita diretta dei prodotti [...]
  • Gli esercizi di commercio al dettaglio di prodotti alimentari (salumerie, negozi di generi alimentari, negozi di frutta e verdura...) all'interno dei quali in linea generale non si possono consumare gli alimenti e le bevande che vengono venduti nei modi e nelle forme con cui si svolge l'attività di somministrazione di alimenti e bevande in esercizi quali bar, ristoranti […]"
Come ha ben spiegato la Camera di Commercio di Vicenza

Pertanto il Pakistano o Bengalese che vende la birra refrigerata nel suo negozietto è in regola, come lo è la Coop che vende birra refrigerata.

Cos'è un'ordinanza? E' un atto attraverso il quale “Il sindaco, quale ufficiale del Governo, adotta, con atto motivato provvedimenti anche contingibili ed urgenti nel rispetto dei principi generali dell’ordinamento, al fine di prevenire ed eliminare gravi pericoli che minacciano l’incolumità pubblica e la sicurezza urbana”. Per fare alcuni esempi: ordinanza per vietare i botti l'ultimo dell'anno, o il consumo di bevande in bottiglie di vetro durante concerti o manifestazioni. Rischi urgenti e di una durata limitata nel tempo.
Ora andiamo ad analizzare l'ordinanza in questione. Qui il testo integrale.
Leggendo il testo si evince con chiarezza che l'intento è quello di contenere l'abuso di alcol, il degrado e il disturbo.

Precedentemente dicevo che l'abuso di alcol arriva da lontano, non dall'offerta che è l'ultimo tassello. Se l'alcolismo fosse determinato dall'offerta presente sul mercato, saremmo tutti ubriachi.
Dal sito del Ministero della Salute: "Non esiste una singola causa in grado di determinare i problemi e le patologie alcolcorrelate (PPAC). L’alcolismo deriva da un insieme di cause predisponenti genetiche e biologiche. Sul fronte della genetica, un ruolo importante sembra essere giocato dal gene dei recettori D2 per la dopamina: una forma particolare di questo gene conferisce un rischio aumentato di sviluppare dipendenza da alcol.
Tra i fattori sociali che possono predisporre ai problemi con l’alcol, molto importante è la presenza di una storia familiare di alcolismo, oltre a fattori individuali quali alti livelli di stress e incapacità di affrontare situazioni problematiche."
Alcol  --  Alcol e alcoldipendenza  --  Bollettino sulle dipendenze  --  Campagna di comunicazione per la lotta all'abuso di alcol 2015L'alcol produce una sensazione di ebbrezza che ha ahimè nell'immaginario collettivo anche una connotazione positiva “stato di esaltazione e di piacevole stordimento“, motivo per cui a fronte di un problema alla fine uno si rifugia nell'alcol. Renderne difficile l'acquisto in alcune ore e in alcuni luoghi che effetti significativi potrà mai produrre sull'abuso?

Il degrado: se una persona che ha acquistato una bottiglia di birra, una volta che se l'è bevuta, non la butta nel cestino, che colpa ne ha chi l'ha venduta? Allora, per lo stesso principio, vietiamo la vendita di sigarette perchè i fumatori buttano le cicche per terra. Abbiamo un regolamento di polizia urbana perennemente disatteso e non utilizzato dagli organi preposti. Nel 2014 chiedevo informazioni sul numero di sanzioni elevate per l'insozzamento della pubblica via che corrisponde alla violazione dell'art 4 del regolamento di Polizia Urbana. Complessivamente il numero delle sanzioni risulta essere: 111 nell'anno 2013 e 81 nell'anno 2014 (all'epoca della richiesta dei dati il 2014 era ancora in corso). Risulta palese che le multe fatte sono un'inezia a fronte degli insozzamenti prodotti. Che la Polizia Municipale inizi a multare a tappeto chi lascia una bottiglia, una cicca o una deiezione di un cane per terra, poi vediamo se servono ulteriori ordinanze.

Stesso discorso per il disturbo, regolamento di Polizia Urbana, art 12 divieto di suoni e schiamazzi. L'amministrazione ha messo uno zelo maniacale per produrre un regolamento sul rumore prodotto dai locali, con tanto di SCIA da presentare da parte degli esercenti, dovrebbe mettere lo stesso zelo per multare chi, una volta uscito dai locali, non adotta un comportamento civile e rispettoso.

Concludendo: che senso continuare a emette nuove ordinanze, per le quali servono controlli affinchè vengano rispettate, quando già l'amministrazione non fa i controlli per far rispettare i regolamenti già esistenti, che se fossero rispettati non avrebbero bisogno di ulteriori ordinanze?
Ritengo quindi inutile questa ordinanza ai fini degli obiettivi che si è preposta di perseguire.
La ritengo inoltre dannosa per il tessuto commerciale locale, e una volta che il tessuto commerciale è non esiste più, si consegna il territorio in mano al degrado e alla microcriminalità.

1 commento :

  1. Salve,
    A Verona, Dal 2010 i requisiti professionali e morali richiesti per la vendita di prodotti alimentari sono uguali a quelli chiesti per la somministrazione di alimenti e bevande.
    Non trovo giusto dover pagare euro 560+Iva per un corso SAB de 120 ore solo per vendere il vino in bottiglia il quale non sara consumato nel locale. Sto iniziando il secondo livello del corso di Sommelier FISAR, ma in CONFECOMMERCIO Verona mi dicono che devo fare il corso SAB perché serve.
    Secondo me, un conto è somministrare e un'altro é vendere bottiglie chiuse.

    Ecco un'altra maniera che ha trovato lo Stato per rubare i soldi dei piccoli aspiranti imprenditori. Poi domandano perché tutti scappano via d'Italia.

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