Il compito del Sindaco dovrebbe essere risolvere l'emergenza abitativa prima di tutto, non lasciare famiglie disagiate in una situazione di abbandono e illegalità da più di un anno, trovandosi poi a dover scongiurare un'emergenza sanitaria dovuta alla mancanza di acqua corrente. Qui va tutto a rovescio.
Come è possibile arrivare a simili situazioni, come è possibile che un Comune lasci vivere una “pluralità di nuclei familiari” con 22 minori sotto i 10 anni, 4 neonati, 3 disabili gravi e 6 ultra 75enni attraverso un'occupazione abusiva piuttosto che in alloggi popolari? come intende l'amministrazione risolvere il problema abitativo?
E sono rimasta ancora più interdetta dalle parole dell'assessore Frascaroli (che poi ha dovuto in un qualche modo rettificare) quando ha asserito che “Le occupazioni abusive hanno contribuito a creare solidarietà e coesione sul territorio”. Non si possono giustificare le occupazioni abusive con l'umana carità dei vicini di casa che mossi a compassione aiutano queste famiglie. Essere caritatevoli non significa né non vedere le illegalità e le iniquità che non fanno altro che alimentare le tensioni nel tessuto sociale, né accettarle. Anzi si è comprensivi anche nella speranza che chi deve risolvere il problema lo faccia.
La risposta dell'Assessore, che contiene un dato drammatico: 500 alloggi popolari disponibili a fronte di 6.500 richieste, è una lunga lettura del documento "Politiche per l'abitare ed emergenza abitativa"
che ci invita a leggere (eravamo in diversi consiglieri a chiedere spiegazioni), lo troviamo sul sito, perchè a detta sua, se lo avessimo letto, non avremmo fatto le domande di attualità. Ma il discorso è prorio questo, quel piano lo conosciamo benissimo ed è proprio perchè sappiamo della sua esistenza che oggi vogliamo sapere come mai ci sono famiglie che occupano un immobile abusivamente da più di un anno senza che il comune sia riuscito a trovare una soluzione, tanto che è dovuto intervenire con un'ordinanza di carattere sanirario. Se una famiglia arriva ad occupare una casa, significa che l'alternativa è stare in strada. Il piano casa deve intervenire prima per stipulare accordi e convenzioni con i proprietari per mettere a disposizione gli immobili sfitti, non intervenire a posteriori dopo che sono stati occupati cercando di mettere una pezza e trovare una quadra con un proprietario giustamente contrariato. Ma qui si va a rovescio, prima si occupa abusivamente poi si cerca di sanare venendo a patti. A mio avviso un sistema del genere non solo legittima, ma incentiva comportamenti illegali.
Leggi la risposta integrale dell'Assessore Frascaroli:
"Cerco di rispondere accorpando il senso delle vostre domande. Vi leggo alcuni stralci di documenti che hanno sotteso le azioni, in particolare parlo del documento del 2 settembre 2014 della Giunta, dal titolo 'Politiche per l'abitare e per l'emergenza abitativa', che è sul sito e dispiace doverlo leggere qui, perché evidentemente tantissime risposte alle vostre domande le avreste trovate qui, leggendolo. Mi faccio carico di una lettura sintetica per dirvi che sono molti mesi che non solo si sono fatte delle riflessioni, ma si sono fatte e si stanno facendo delle azioni in base alla riflessione che è stata linea guida.
'Bologna non è assolutamente ancora travolta dai numeri drammatici di altre città: Milano,Torino, Genova hanno già alcune migliaia di sfratti e occupazioni che riguardano il patrimonio pubblico dell'edilizia popolare il patrimonio privato e vuoto (famiglie con fragilità abitativa che occupano case già assegnate ad altre famiglie con fragilità abitativa). A Bologna il fenomeno si è rivolto in particolare al cosiddetto 'dismesso non presidiato', ovvero immobili in condizioni abitative non idonee e accettabili solo nelle situazioni di estremo disagio'.
stiamo parlando delle occupazioni non di case ACER, ma del patrimonio pubblico e privato inutilizzato da tempo.
'Il Comune di Bologna non può ammettere che la violazione della legalità, rappresentata dalle occupazioni abusive di immobili di proprietà pubblica o privata, possa rappresentare una soluzione alla difficoltà di accesso ad un alloggio da parte di determinate fasce di popolazione.
Il Comune di Bologna intende dunque proseguire nell'azione di contrasto al fenomeno delle occupazioni abusive, in qualsiasi forma esse si manifestino.
Ciò nondimeno alcune occupazioni attualmente in atto anche nella nostra città, che hanno toccato patrimoni pubblici e privati inutilizzati, hanno certamente lanciato il segnale importantissimo del grande disagio che sta crescendo e il cambiamento che dobbiamo sapere interpretare ed aggredire. Nello stesso tempo, come prima sottolineato, queste non possono essere la modalità con cui l'amministrazione comunale avvalla la risoluzione del tema sfratti.
Occorre quindi prevedere, oltre al consolidamento e alla valorizzazione delle misure di contrasto agli sfratti e il sostegno all'abitare, cui abbiamo fatto riferimento nei precedenti paragrafi precedenti - e mi riferisco alle politiche abitative di competenza del collega Malagoli, che sintetizzo qui per titoli: controlli sulle dichiarazioni ISE e lotta all’abusivismo negli alloggi pubblici, contributo canoni concordati, ristrutturazioni alloggi per famiglie numerose, microcredito per la casa – Money tutoring, protocollo Antisfratto, Fondo rotazione per giovani, Agenzia Metropolitana per l'Affitto (AMA), cohousing Via Del Porto.
Rispetto all'emergenza sfratti, avevamo iniziati delle azioni. Mi riferisco alla revisione del sistema emergenza abitativa, per il quale funziona da mesi un'equipe di emergenza casa, che analizza tutte le situazioni presentate dai servizi sociali, che vengono valutate con un metro diverso dal punteggio Acer, perché c'è un occhio sociale complessivo da tenere, rispetto al fatto che stanno venendo avanti molti sfratti e quindi c'è un bisogno diverso da leggere che non è solo la presenza in graduatoria. Tenendo presente che facciamo benissimo a dire che tutti dovrebbero andare nelle case popolari, ma abbiamo circa 500 alloggi all'anno e 6.500 famiglie in attesa. Sono temi che vanno oltre noi, è difficile che un Comune possa risolvere da solo questi termini di problemi, tenendo conto che siamo di fronte a un'emergenza sfratti in ordine delle migliaia che fino a qualche anno fa non vedevamo. L'equipe utilizza degli alloggi non Erp, sotto i 28 metri quadri, che non avrebbero i requisiti per diventare alloggi ERP, sono stati tutti rimessi in gioco per delle assegnazioni di emergenza (progetto alloggi di transizione, progetto tutti a casa e condomini interi in via Roncaglio, in via del Battiferro, 30 alloggi sotto metratura, sono il parco disponibile da novembre ad oggi per l'emergenza casa.
Sugli sfratti abbiamo parlato ampiamente del Protocollo di garanzia tra Prefettura e Comune che è operativo e consente di portare al rango di progetto stabile e permanente la possibilità di agire nei confronti delle proprietà pubbliche e private perché mettano a disposizione contenitori e immobili del loro patrimonio inutilizzati e spesso vuoti da tempo e che possono essere impiegati in modo immediato in forme di protezione abitativa per famiglie che non utilizzano altri strumenti di sostegno all'abitare.
Il Protocollo prevede:
forme di concessione transitorie d'uso degli immobili;
restituzione degli edifici in tempi congrui nel caso si verifichino da parte dei proprietari reali condizioni di vendita del loro patrimonio, affinché sia garantita la loro mission;
costituzione di un fondo economico da parte di fondazioni bancarie e gruppi assicurativi a copertura parziale di eventuali spese e a sostegno di progetti di accompagnamento sociale verso l'autonomia per le famiglie ospitate.
Il protocollo prevede ulteriori caratteristiche:
responsabilizzazione e protagonismo degli ospiti attraverso la copertura economica delle utenze e di altri costi sostenibili, utilizzo e cura degli spazi comuni, condivisione abitativa di alloggi quando occorresse, manutenzione e decoro degli spazi esterni, messa a disposizione degli spazi comuni come spazi pubblici da condividere; coinvolgimento attivo dell'associazionismo e del volontariato con ruolo di costruzione di relazione nei territori a sostegno dell'esperienze che vi si radicano;
assoluta transitorietà dell’esperienza di protezione abitativa verso ritrovate forme di autonomia da realizzare nel tempo.
Leggetelo, perché nel ragionamento iniziale, sottolineiamo la necessità di utilizzo di beni comuni inutilizzati, finché non li usano, per situazioni di grave disagio abitativo.
Questo ci permette non di legalizzare le occupazioni, di dire che va bene occupare. Ci permette però di uscire dall'irregolarità e trovare delle situazioni di regolarità che consentano alla gente di rimettersi in moto. La regolarità prevede che le persone si possano allacciare le utenze e se le possano pagare, le regolarità permette ai servizi sociali di intervenire, cosa non possibile fino adesso, la regolarità permette di costruirsi percorsi successivi che vadano a risolvere le situazioni di fragilità che le persone vivono in questo momento. Questa è l'operazione che stiamo cercando di fare. In via de Maria non ho problemi a dire che ci stiamo riuscendo, sono mesi che lavoriamo ad un accordo con la proprietà privata, che devo dire si è dimostrata molto disponibile, nonostante le difficoltà di costruire il percorso, perché sono fatiche anche giuridiche, burocratiche, amministrative nella misura in cui stiamo tentando percorsi nuovi, del tutto sperimentali, che altre città non hanno neanche pensato e immaginato, per affrontare un dramma sociale che fino a poco tempo fa non si presentava. Questo è il punto, quindi occorre crearsi gli strumenti. Abbiamo chiesto anche al Governo di considerarci una situazione sperimentale e quindi di poter rendere più flessibili alcuni vincoli amministrativi e burocratici che non permettono di mettere concretamente in avvio certe progettualità; non è stato possibile finché c'era il Ministro Lupi, responsabile del Piano casa, speriamo che con il Ministro Del Rio questa interlocuzione, anche dal punto di vista tecnico, si possa aprire, così come e lo dico forte, questa interlocuzione si sta aprendo per abbattere l'articolo 5 del Piano casa, che è un articolo infame che era stato fatto forse per garantire la proprietà, ma intanto non garantisce nessuno dalle occupazioni, perché il bisogno è talmente forte, talmente grande, che è uno strumento del tutto inadeguato per interpretare la realtà, oltre che ingiusto e iniquo. L'articolo 5 è già stato messo in discussione anche dal Ministero che ha già emanato una sua circolare che revisiona tutta la parte che vieta di dare la residenza agli occupanti, e so che che sono in atto anche interrogazioni parlamentari per rivedere anche le altre parti riguardo soprattutto il tema dell'acqua.
Vi invito a leggere il nostro documento di giunta Politiche di emergenza abitativa, perché contiene tutte le linee di azione e le riflessioni su cui abbiamo impostato il lavoro che stiamo facendo. Mi dispiace dovere dare delle risposte a cose che dovrebbero già essere conosciute.
Un'ultima cosa, vi leggo alcuni brani dell'ordinanza, perché sia chiaro a tutti come l'abbiamo fatta:
'Tenuto conto che, nello stabile di via De Maria n. 5 e 7 nelle unità immobiliari attualmente occupate, la società di gestione del servizio idrico, Hera spa, ha interrotto l'erogazione della fornitura dell'acqua potabile destinata ai consumi domestici e che, pertanto, la situazione caratterizzata dalla mancanza di erogazione dell'acqua potabile nell'edificio desta preoccupati allarmi sui potenziali rischi in ambito igienico sanitario, dal momento che oltre a persone adulte, sono presenti come detto soggetti appartenenti a fasce di età e di condizioni di salute deboli;
ravvisata la necessità di prevenire il verificarsi e il diffondersi di pericoli alla salute e all'integrità fisica delle persone provocati dalla mancanza dell'erogazione dei servizi idrici in relazione alle competenze di cui all'art. 32 della legge 23.12.1978, n.833 '(...) In particolare, in caso di emergenze sanitarie o di igiene pubblica a carattere esclusivamente locale le ordinanze contingibili e urgenti sono adottate dal sindaco, quale rappresentante della comunità locale. (...)';
ritenuto, pertanto, necessario adottare un'ordinanza contingibile e urgente con la quale imporre alla società di gestione del servizio idrico pubblico, Hera spa, l'erogazione dell'acqua per consumo domestico nelle unità immobiliari dell'immobile ad uso abitativo di via De Maria 5 e 7, senza che perciò debba addivenire alla stipulazione di contratti di utenza privata, considerato il carattere socio-sanitario della finalità perseguita;
dato atto che della necessità di adottare la presente ordinanza è stata data una preventiva informazione al Prefetto e al Questore di Bologna;
ordina alla società HERA spa, per le ragioni e i motivi espressi in narrativa, di provvedere alla erogazione del servizio'.
Questo per dire che l'ordinanza è di taglio igienico - sanitario e spetta al Sindaco in una condizione in cui ci sono dei deboli da proteggere. Questo non toglie che le occupazioni siano illegali, però bisogna che noi separiamo il giudizio, altrimenti con la stessa logica a una persona che ha rubato toglieremmo da mangiare e da bere. Invece, c'è un percorso penale, giuridico e amministrativo che punisce delle azioni illegali e i diritti, intanto, vanno garantiti a chiunque. In questo modo, con questa ordinanza, noi garantiamo il diritto all'acqua, che mi sembra un diritto imprescindibile, a minori e persone deboli, e l'applicheremo ancora, se si verificassero delle situazioni del genere. Per fortuna si sono verificate solo in un caso, per fortuna in base allo strumento che ci siamo creati c'è il Protocollo di garanzia della Prefettura, abbiamo trattative aperte con altri proprietari, soprattutto pubblici, anche per andare ad aggredire e affrontare le situazioni di occupazione. Ricordo che nel momento in cui gli si potesse applicare il Protocollo di garanzia arrivando a degli accordi con le proprietà, le persone si pagano le utenze e diventano responsabili delle loro azioni, cosa che adesso non possono fare.
Ultime due cose, al consigliere Carella in particolare, rispondo: certo che non andiamo ad allacciare l'acqua negli accampamenti abusivi, che sono tutta un'altra condizione, la tutela che possiamo in quel contesto esercitare è quella di un lavoro preventivo. Vi ho parlato molte volte di un progetto, Le città invisibili, che fa un'azione di monitoraggio su tutte le situazioni nascoste del territorio per verificare la presenza di minori e delle persone fragili, dove si interviene con una presa in carico e una presa in tutela di queste e poi si procede con gli sgomberi, che sono continui e comportano una sanificazione delle aree. C'è un progetto attivo a cura dell'assessore Monti alla Sicurezza, che tra l'altro ha già ripulito con lo sgombero accompagnato da un'azione preventiva di ripulitura fatta insieme agli stessi occupanti delle aree.
L'ultima cosa su questa frase famosa che confermo di aver detto sul tema che le occupazioni sono occasioni di solidarietà. Lo confermo, è vero, andate a vedere. Non ho detto che bisogna occupare per sviluppare solidarietà, ho fatto semplicemente una fotografia della situazione, cioè nelle situazioni in cui ci sono delle occupazioni gestite in modo civile e solidale, anche al proprio interno, perché la gente si aiuta, si è sviluppata una sensibilità e un'attenzione positiva anche nel territorio circostante, e credo non solo per pietas, ma perché molti cittadini che ho incontrato mi dicono che era ora che quello stabile vuoto, inutilizzato da tempo servisse a qualcuno che ne ha bisogno. Quindi, scambio di visite e di rapporti, feste tra bambini aperte a tutti nel vicinato, addirittura nelle situazioni in cui mancava l'acqua i bambini venivano portati nei palazzi vicini per potersi lavare; i negozianti che portano la sera le eccedenze che sono rimaste negli alimentari o nei bar. Insomma, buoni rapporti e comprensione del problema da parte dei cittadini, forse prima ancora che da parte della politica". _______________________________
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