In Consiglio Comunale ho chiesto chiarimenti sulla delibera che riguarda il sistema natatorio cittadino:
"Grazie Presidente. Leggendo e rileggendo questa delibera, che devo dire è decisamente ostica, io ne ho lette tantissime di delibere, ma questa a volte ho l’impressione che sia scritta in un italiano particolarmente incomprensibile, mi chiedevo come mai, perché non mi è assolutamente chiaro, come mai il Comune abbia optato per l’acquisto della struttura e non per un eventuale utilizzo in concessione, perché l’utilizzo in concessione secondo me ci dava dei maggiori margini di gestione a fronte di forse anche spese diverse da quelle dell’acquisto e poi rilevo che c’è sempre questa clausola, legata appunto alla vendita subordinata alla congruità del prezzo da parte dell’Agenzia del Demanio. Ora, se nella malaugurata ipotesi non vi fosse gratuità, qui va tutto a carte quarantotto, cioè mi chiedo che cosa stiamo facendo, nel senso che noi stiamo mettendo avanti una delibera, stiamo mettendo avanti l’acquisto di una cosa senza però avere da nessuna parte nessuna tutela, perché è tutto comunque vincolato a quella che è la congruità di questo prezzo. Mi chiedo se la strada che stiamo percorrendo è effettivamente la strada migliore per riuscire a salvaguardare questo impianto."
Nella replica l'Assessore Rizzo Nervo spiega che "Ci tengo a dire alcune altre cose velocissime, perché non la concessione, invece in luogo dell’acquisto? Perché ovviamente i matrimoni si fanno in due e la controparte, cioè il CUSB per una serie di ragioni, in particolare legati alla loro esposizione circa le manutenzioni straordinarie, che sono sempre in capo al proprietario, anche in caso di concessione, non si è reso disponibile a questa soluzione."
Sulla congruità del prezzo l'Assessore ha mimato il gesto delle serrande che si abbassano. Quindi se non vi è congruità, la piscina chiude.
Di seguito la replica per esteso dell'Assessore:
(REPLICA)
Molto rapidamente, intanto ringrazio il Consiglio del dibattito, ma credo che siamo di fronte a quella che si possa definire, credo senza tema di smentita, una buona notizia per la città, per il mondo sportivo, ma anche e soprattutto per le migliaia di famiglie che quotidianamente frequentano l’Impianto Sterlino, sia per ragioni di pratica sportiva agonistica, amatoriale, ma anche per le tante persone che utilizzano lo Sterlino per funzioni riabilitative e terapeutiche. Provo a rispondere puntualmente alle diverse domande, innanzitutto rispetto alle cose dette dal Consigliere Facci, precisando un po’ come stanno i temi della questione, che stanno differentemente da quanto lui affermava e quindi semplicemente per bontà di cronaca mi sembra necessario spiegare e spiegare anche perché allora si fecero scelte diverse. Innanzitutto è vero che nel 2009, come è riportato in delibera, il CONI disse al Comune di Bologna che avrebbe avuto intenzione di alienare l’Impianto Sterlino, definendolo non strategico, lascio a voi i commenti di un impianto considerato non strategico dove si allena l’unica atleta italiana che ha vinto una medaglia del nuoto alle scorse Olimpiadi e di conseguenza la volontà di venderlo, fissando un prezzo a 3 milioni e 750 mila Euro e inserendo nel proprio piano degli investimenti e nel proprio piano di alienazione del CONI, di CONI Servizi per la precisione questa cifra esatta di 3 milioni e 750 mila Euro, cifra che fu messa alla base di una gara che in prima battuta andò deserta. Questo prezzo e quello pattuito messo a gara dal CONI Servizi, è stato oggetto di una gara pubblica, che non ha visto la partecipazione di alcuno, motivo per cui successivamente, quindi ben oltre il 2009, quindi eravamo pienamente già nella fase di gestione della presente Amministrazione, quindi sollevo da eventuali responsabilità le Giunte precedenti, è tutto avvenuto nell’arco temporale di mia competenza diretta sulla questione, si è posta la questione di un acquisto che a quel punto il CONI ha deciso di far in via diretta, attraverso una trattativa diretta, che stanno in 3 milioni e 750 mila, prezzo non negoziabile di quell’acquisto. Aggiungo che il motivo per cui il Comune di Bologna allora non partecipò a quell’acquisto e quindi non aderì all’idea di acquistare quell’impianto a 3 milioni e 750 mila, che segnalo sono più di 3 milioni e 400 mila che oggi spendiamo, quindi non è vero che oggi spendiamo di più, è vero il contrario che oggi spendiamo meno, non partecipò a quella trattativa per il semplice motivo che veniva ricordato prima dal Consigliere Piazza, cioè che i vincoli che da alcuni anni insistono sugli Enti Locali, prevedono l’impossibilità per gli Enti Locali stessi di acquisire qualunque tipo di impianto, non solo una piscina pubblica. Vincolo che è stato quest’anno attenuato e che pur in quel pertugio strettissimo che anche il Consigliere Piazza richiamava e che io non nascondo, ci siamo inseriti in un pertugio strettissimo, oggi ci consente una soluzione che prima ci era inibita, non era possibile. Noi perché non facemmo una valutazione di solidità del CUSB? Innanzitutto perché la valutazione di solidità lo fa chi vende il bene, non solo chi su quel bene ha una parte rilevante delle proprie attività e quindi la valutazione fu fatta dal CONI Servizi e ancor più dall’Istituto del Credito Sportivo che concesse al CUSB un importante e quasi totale finanziamento di quell’acquisto che il CUSB anticipò con soli 300 mila Euro e tutto il resto venne messo a mutuo. Secondo, perché non è del tutto vero che noi non lo segnalammo, noi segnalammo una preoccupazione al CUSB, che senza particolare soddisfazione si è dimostrata purtroppo vera e la preoccupazione era che il CUSB ci chiese e ottenne di trasferire il contributo che noi annualmente davamo per l’acquisto di spazi acqua, cioè quei 490 mila Euro, che ricordo questa Giunta portò a 490 mila Euro, precedentemente, nei venti anni precedenti era di 690 mila Euro. Su quella cifra il CUSB costruì con il Credito Sportivo il mutuo e quindi ci fu un diretto passaggio che il Comune riconosceva al CUSB verso l’Istituto del Credito Sportivo. Noi in quella sede dicemmo al CUSB che eravamo preoccupati del fatto che un contributo che aveva sempre negli anni sostenuto una gestione, passasse invece a sostenere l’acquisto della piscina, ovviamente producendo quindi un ammanco nella gestione, nel sostegno alla gestione dell’impianto. Tanto si è dimostrata vera questa previsione, questa preoccupazione, che dopo un anno e un po’ il CUSB ci ha comunicato il 23 dicembre che quella gestione non era più sostenibile e che guarda caso il deficit maturato in quell’anno di gestione era praticamente coincidente a quei 490 mila Euro che noi mettevamo a sostegno, diciamo ad acquisto degli spazi acqua, quindi, però ci tengo a segnalare che nel 2012, il 25 gennaio 2012 è avvenuto l’acquisto e in quel momento lì è avvenuto al prezzo che aveva pattuito e congruito il CONI di 3 milioni e 750 mila Euro appunto maggiore dei 3 milioni e 469 mila a cui noi acquisiamo oggi l’impianto. Ci tengo a dire alcune altre cose velocissime, perché non la concessione, invece in luogo dell’acquisto? Perché ovviamente i matrimoni si fanno in due e la controparte, cioè il CUSB per una serie di ragioni, in particolare legati alla loro esposizione circa le manutenzioni straordinarie, che sono sempre in capo al proprietario, anche in caso di concessione, non si è reso disponibile a questa soluzione. Ci tengo a dire che cosa è in una parola, innanzitutto che cosa è il progetto del sistema natatorio, noi crediamo che questa acquisizione, ancorché subordinata alla valutazione dell’Agenzia del Demanio, consenta di fare un progetto complessivo sulle piscine bolognesi, che metta dentro oltre che le quattro piscine già attualmente in gestione dell’ATI, che gestisce quattro delle piscine bolognesi, che sono la Cavina, la Longo, la Spiraglio e la Vandelli, di inserire dentro questo progetto anche la Piscina dello Sterlino, a quel punto acquisita, la Piscina Strantanari di proprietà della Provincia, ma di uso comunale e la piscina nuova dello Stadio, piscina nuova dello Stadio i cui lavori termineranno nel giugno del 2015 e che crediamo che proprio inserito in questo complesso e articolato progetto natatorio possa vedere una possibilità di gestione senza produrre dei deficit. Quando dico progetto di gestione, significa certo economie di scala, ma significa anche e lo abbiamo detto, non solo, lo abbiamo scritto, anche un intervento di natura tariffaria, c’è una manovra tariffaria sul costo orario delle corsie del nuoto, ricordo che alcune corsie per particolari categorie, ad esempio quelli legati agli atleti della FIN, cioè della Federazione Italiana Nuoto, che non tutti diventano Martina Grimaldi, oggi costano 0,50 centesimi di Euro all’ora per corsia. Crediamo che una politica tariffaria sia imprescindibile, ovviamente tenendo conto di tutto. Questo e non solo le economie di scala sosterranno il progetto complessivo. Per quanto riguarda la sostenibilità del prezzo, ovviamente due cose, una quella che diceva anche il Consigliere Piazza, non c’è nessun aggravio sul bilancio, perché i 490 mila erano già i 490 mila con cui si pagava il mutuo del CUSB e ovviamente sono state fatte le verifiche anche per la incidenza sui vincoli di patto che allo stato attuale dimostrano di contemplare questa acquisizione.
Visto come stanno le cose a Bologna, mi sarei aspettato che avessero tolto la piscina al CUSB per assegnarla in gestione alla Polisportiva Pontevecchio, che sta monopolizzando gli impianti sportivi cittadini (con qualche aiutino).
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