La Casa delle donne per non subire violenza ONLUS nasce nel
1989 con l’obiettivo di creare un luogo dove le donne che subiscono
violenza possono trovare aiuto e sostegno. E' un Centro che combatte la
cultura della violenza e la disuguaglianza di potere tra i generi. Offre case rifugio ad indirizzo segreto, negli anni ha attivato diversi altri servizi, sia diretti alle donne che subiscono violenza e ai loro figli,
sia ad istituzioni, enti pubblici e privati, cittadinanza.
In Udienza conoscitiva l'Associazione Casa delle Donne per non subire violenza ci ha presentato la Relazione di attività 2013 e a seguire le LINEE GUIDA per l’intervento e la costruzione di rete tra i Servizi Sociali dei Comuni e i Centri Antiviolenza Protocollo Anci - D.i.Re ( Donne in Rete contro la violenza)
Questa l'introduzione della relazione della Casa delle Donne a cura della Presidente Susanna Bianconi
Nell’anno 2013 molte più donne, rispetto agli anni precedenti hanno chiesto aiuto a Casa delle donne.
I dati ci mostrano un incremento costante negli anni, passando dalle 551 del 2007 alle 665 del 2013.
Anche per quanto riguarda l’ospitalità, l’avvio del progetto Save , finanziato dal Ministero delle Pari Opportunità, ci ha permesso di ospitare in emergenza durante l’anno 2013 donne e bambini che non avremmo potuto ospitare senza un progetto adeguato. Una parte di questi nuclei sono stati successivamente ospitati nelle case rifugio.
La Casa delle donne, negli anni successivi dall’inizio della sua attività nel 1990, cercando di cogliere la complessità del tema della violenza di genere ha attivato nuovi servizi di supporto alle donne. Alle attività di accoglienza si sono aggiunti le attività di gruppo (di auto aiuto, di lavoro sul corpo), il Servizio Minori, lo Sportello lavoro per aiutare le donne a reintegrarsi nel mondo del lavoro, il progetto Oltre la strada contro la tratta. Le case rifugio nel tempo sono diventate tre e dal 2010 si sono aggiunti sette mini alloggi di transizione, dove le donne possono essere ospitate fino a due anni in pre-autonomia. Attualmente, una donna ospite, se non interrompe prima il suo percorso, può rimanere nelle strutture dell’associazione fino a tre anni.
Da sempre la Casa delle donne ha curato l’aspetto della supervisione e della formazione delle proprie operatrici e volontarie per mantenere alto il livello della qualità del servizio, così come, malgrado la grande precarietà economica, ha stabilizzato il personale assumendo dodici operatrici con il contratto nazionale Uneba, altre quattro operatrici sono a contratto a progetto e due sono libere professioniste.
Gran parte del personale ha una esperienza più che decennale.
Quasi ogni anno sette giovani donne del Servizio Civile sono coinvolte nei diversi settori della Casa delle donne, oltre a una decina di volontarie e ad una decina di tirocinanti dalle Facoltà di Psicologia, Scienze dell’Educazione, Scienze Politiche e Servizi Sociali.
Inoltre, molte studentesse ci contattano per avere una consulenza specifica per lo svolgimento delle tesi di laurea sulle tematiche che ci competono. Una copia di ciascuna di queste tesi integra il patrimonio bibliografico messo a disposizione per la consultazione.
La Casa delle donne ha mostrato in questi ultimi anni molto dinamismo nella ricerca di fonti di finanziamento per la sua attività. Come si potrà vedere dal grafico relativo al reperimento delle risorse, solo il 45,23 (comprensivo del progetto Oltre la strada, finanziato al 100%) proviene dagli enti locali, il resto viene da altri progetti e da donazioni da parte di privati e aziende. La grande donazione di 1 milione di euro ricevuta nel 2010 ha permesso di acquistare un immobile per la casa di emergenza Save e di mantenere e ampliare il servizio di accoglienza in questi anni.
Il 2014, anno in corso, è molto importante per Casa delle donne perché a fine anno scadrà l’Accordo Attuativo Metropolitano firmato nel 2010 dal Comune di Bologna, i Comuni della provincia e Provincia attraverso il quale viene parzialmente finanziato il servizio.
Il tema della violenza contro le donne ha assunto sempre più rilevanza nell’opinione pubblica e nella politica. Diversi sono stati i provvedimenti emanati dal Governo: la ratifica della Convenzione di Istanbul, Decreto legge recante provvedimenti urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere è stato incardinata la necessità che anche l’Italia si doti di un Piano Nazionale Antiviolenza. Il precedente Governo ha istituito una task-force ministeriale per approfondire il tema della violenza. La Regione Emilia-Romagna, in collaborazione con il Coordinamento dei centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna, ha emanato le Linee di indirizzo regionali per l’accoglienza di donne vittime della violenza di genere.
Sono stati tutti passaggi importanti per promuovere azioni integrate di contrasto alla violenza, che comunque faticano ancora non hanno inciso sui finanziamenti stabili e continuativi ai Centri antiviolenza, che sono i servizi essenziali e dedicati a cui si rivolgono le donne.
Il particolare momento politico, sia a livello nazionale con il cambiamento della referente sulla violenza al Dipartimento per le Pari Opportunità sia a livello locale con il passaggio alla Città Metropolitana e la chiusura della Provincia, rimandano ad una sensazione di incertezza per il futuro. Nel frattempo sempre più donne vengono allo scoperto chiedendo aiuto e a loro va data una risposta professionale e competente.
La Casa delle donne, come Centro Antiviolenza dell’Area Metropolitana bolognese, è un patrimonio di tutte le cittadine e di tutti i cittadini e chiede agli enti locali garanzie per poter mantenere l’alta qualità dei suoi servizi in un lavoro di rete che va integrandosi sempre più.
Questa la presentazione delle Linee guida a cura del Presidente ANCI Piero Fassino
La violenza contro le donne è un fenomeno drammatico e ancora troppo spesso ignorato. Di fronte ai numerosi casi di femminicidio riportati quasi quotidianamente dai media l’opinione pubblica manifesta sdegno, dolore, preoccupazione, ma anche rassegnazione; e questo non possiamo tollerarlo.
Per questo servono atti concreti e incisivi: per dimostrare alle donne che non sono sole. Deve affermarsi una cultura del rispetto, della non violenza, della parità, del riconoscimento delle differenze.
La violenza sulle e contro le donne, è un orrore sul quale e’ necessario alzare il velo. Nessuno deve essere lasciato solo in questa situazione e quell’orrore deve essere denunciato: soprattutto, non deve restare inascoltato.
Purtroppo, nonostante le politiche di contrasto alla violenza di genere, il fenomeno continua ad essere una emergenza. Bisogna intervenire da subito soprattutto a livello economico, assicurando il sostegno dei Centri Antiviolenza e garantendo un’equa distribuzione dei centri su tutto il territorio nazionale per offrire ospitalità, assistenza e protezione alle donne vittime di violenza e ai loro figli.
Questo lo spirito con cui il 16 maggio scorso è stato siglato un accordo tra ANCI e Di.Re che si sono impegnate per svolgere una funzione di prevenzione e contrasto della violenza contro le donne attraverso iniziative concrete come l’inserimento dei Centri Antiviolenza nei piani di zona, la formazione della polizia municipale e degli operatori dei servizi sociali e infine l’adozione di un
sistema che prevede la raccolta di dati sul fenomeno della violenza.
La novità, infatti, è proprio quella di intervenire in un settore purtroppo deficitario nel nostro Paese, che riguarda appunto i Centri Antiviolenza, e di poter quindi disporre di dati aggiornati che consentano di monitorare i casi di violenza.
Con la stessa sensibilità sono state realizzate queste Linee guida per l’intervento e la costruzione di una rete tra i servizi sociali dei Comuni e dei Centri Antiviolenza, il primo strumento di questo tipo a livello nazionale destinato agli operatori e alle operatrici dei servizi sociali che si trovino a
supportare donne vittime di maltrattamento.
Tutti insieme dobbiamo far progredire una cultura che riconoscendo le differenze di genere ponga uomini e donne su un piano di uguaglianza.
Soltanto dopo aver vinto questa battaglia potremo dire di aver raggiunto effettivamente la parità tra i generi.
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