14 luglio 2014

Il mio intervento in Consiglio sulla proposta di vendita di azioni #Hera

La scorsa settimana in commissione avevamo discusso la delibera per la vendita delle azioni di Hera, oggi è arrivata in votazione in Consiglio Comunale. Non ho partecipato al voto ritenendo la delibera invotabile. Di seguito il mio intervento dove spiego le mie ragioni.
"Grazie Presidente.
Sarò molto veloce: io pongo questa osservazione.
Posto che condivido le osservazioni della collega La Torre quando dice 'dobbiamo assumerci la responsabilità di governare questa città' e quindi se c'è la necessità di reperire dei fondi per chiudere le buche nelle strade, sistemare le scuole e quant'altro, in qualche modo e maniera questi soldi li dobbiamo tirare fuori.


Però io rilevo che per tirare fuori questi soldi, invece che iniziare a ragionare, prima di tutto, su delle economie interne e recupero interno di fondi - io avevo proposto degli ordini del giorno in sede di approvazione di bilancio proprio per andare a recuperare - poi sicuramente da un punto di vista economico sarebbero state cifre magari non sufficienti, sicuramente ci sarebbe voluto più tempo piuttosto che a vendere delle azioni di Hera, però avevo proposto degli ordini del giorno per recuperare qualche soldarello perchè ritenevo che ci potessero essere le condizioni per farlo, ma questi ordini del giorno sono stati bocciati, per cui adesso ci ritroviamo fondamentalmente a dover vendere del patrimonio del Comune, lascia pur che siano azioni di Hera e che possano essere vendute perchè comunque un comune ne ha di più rispetto alla quota prevista per legge per un ente pubblico, ci troviamo a vendere un nostro patrimonio.

Allora quest'anno tamponiamo così, vendiamo qualche azione e facciamo cassa per i prossimi 2 o 3 anni, riusciamo a tamponare e arrivare a fine mandato.
Poi ci ritroveremo tra qualche anno che dovremo vendere qualche cos'altro, e sappiamo benissimo quanto è difficile vendere qualcosa perchè abbiamo aste di beni immobiliari che continuano ad andare deserte perchè nessuno le vuole e comunque sono un patrimonio che il comune ha, sappiamo benissimo, anche ad esempio Interporto, la difficoltà che c'è a vendere quote, quindi capisco che le azioni di Hera siano una vendita appetibile, però allo stesso tempo noi ci ritroviamo a depauperare quello che è il patrimonio del comune per tamponare nel breve periodo delle necessità economiche e quando poi abbiamo tamponato queste necessità economiche ci ritroviamo nuovamente a dover tirare fuori i soldi da qualche parte.
E quindi insomma trovo che queste delibera sia per certi versi invotabile perchè da una parte ci consente di avere la liquidità per fare cose che al comune servono, dall'altra parte impoverisce il comune di quei beni che in realtà fanno il valore aggiunto del comune, quindi la mia osservazione va in questo senso: rimango preoccupata per la leggerezza con cui si cerca di disfarsi del patrimonio del comune per fare cassa, non pensando poi a quelle che possono essere le problematiche future, una volta che anche queste vendite si sono esaurite, cioè una volta che abbiamo venduto quanto cosa facciamo, mettiamo all'asta Palazzo d'Accursio?
Ragioniamo anche in questi termini."

Queste le osservazioni del Comitato Acqua Pubblica di Bologna e Provincia

Il comitato Acqua Bene Comune di Bologna e provincia esprime la propria preoccupazione per vendita delle azioni libere di Hera
Caselli: “Merola guardi a Napoli anche per la gestione pubblica del servizio idrico. A settembre discussione in città sui beni comuni”

“La delibera che il consiglio comunale potrebbe approvare oggi – ha dichiarato Andrea Caselli, del comitato Acqua Bene Comune di Bologna e provincia – va nella direzione della privatizzazione strisciante di Hera. Una privatizzazione imposta dal ricatto dei vincoli di bilancio che anche il governo Renzi sta confermando verso gli enti locali. Vincoli imposti dall’Europa che questo governo vorrebbe alleggerire solo verso quegli enti che avvieranno processi di privatizzazione”
“Ha un bel dire, Merola – continua ancora Caselli – che Hera rimarrà pubblica quando tutte le ultime assemblee dei soci hanno evidenziato diversi malumori verso un’azienda più orientate alle performance finanziarie che ad una corretta gestione dei servizi pubblici locali. Un problema, che lo stesso Merola conosce bene in quanto presidente Atesir, e che porta gli enti locali in regione a liberarsi di azioni di Hera per fare cassa dopo averne constatato la scarsa possibilità di condizionarne la gestione. E mentre le contraddizioni aumentano nel patto di sindacato dei soci pubblici, ai cittadini rimangono solo gli aumenti in bolletta”
“La verità – continua ancora Caselli – è che all’amministrazione di Bologna manca un’idea di contrasto delle politiche di strangolamento finanziario delle amministrazioni locali e di gestione pubblica dei servizi idrici. Gli unici interventi del comune di Bologna su questo tema sono stati la fusione Hera-AceGas ed ora per la vendita di azioni in suo possesso. Ovvero iniziative in netto contrasto con la volontà popolare espressa anche nei nostri territori con il referendum di tre anni fa”
“A Merola, che in questi giorni ha detto di volersi ispirare al sindaco De Magistris – conclude Caselli – consigliamo di guardare all’esperienza di Napoli anche per quanto riguarda l’azienda speciale nella gestione del servizio idrico integrato che ha ripubblicizzato la gestione precedente ed ha permesso la partecipazione di cittadini e lavoratori a servizi essenziali per la cittadinanza”
Il Comitato nel ribadire la sua netta contrarietà alla delibera, auspica un suo rinvio e l’avvio nelle sedi opportune del comune di Bologna di una discussione pubblica sul ruolo degli enti locali nelle società partecipate che gestiscono i beni comuni.

#BolognaNonSiVende: Il Comune di Bologna vende un’altro pezzo di HERA, una scelta miope e subalterna


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