Ieri pomeriggio con la 7° commissione siamo andati in visita presso la Casa Circondariale Dozza. Abbiamo potuto approfondire in particolar modo il tema delle attività svolte in carcere dal punto di vista lavorativo sia per quanto riguarda un loro futuro reintegro nel mondo del lavoro una volta usciti, sia per le normali necessità di sostentamento di cui hanno bisogno durante la detenzione (ad esempio l'acquisto di prodotti per l'igiene personale).
Dai dati forniti, reperibili sul sito del ministero, emerge come l'offerta di lavoro disponibile sia inferiore alla richiesta, non è un problema di spazi che ci sono, ma di risorse economiche e capacità imprenditoriale.
La Casa Circondariale ospita un’impresa a tutti gli effetti. Si tratta di FiD-Fare Impresa in Dozza S.r.l., nata dalla collaborazione tra formazione professionale, istituzioni e tre imprese che hanno creduto in questo progetto: G.D, IMA, e Marchesini Group e che hanno aperto un’officina metalmeccanica, con lo scopo di dare competenze tecniche avanzate in grado di offrire una reale opportunità di lavoro agli ex detenuti, il progetto prevede un periodo di formazione (il laboratorio "Azienda in carcere") gestito dalla Fondazione e successivamente l’assunzione a tempo indeterminato nell’officina della Dozza nella produzione di materiali per Marchesini Group, GD spa e Ima.
Ho chiesto come vengono selezionati i detenuti che potranno "ottenere" un posoto di lavoro.
Viene fatta una selezione molto attenta di ragazzi da formare e successivamente da
inserire nel mondo del lavoro. Il detenuto deve avere già competenze professioneli in quell'ambito, poi si guarda la
condizione del detenuto dato che molto è legato alla durata della detenzione. Il
periodo di formazione va da sei mesi a un anno per poi svolgere almeno
due-tre anni di lavoro in carcere, per cui se la pena è troppo breve non riesce nemmeno a fare la formazione.
Un'altra opportunità di lavoro è data dall’impianto di trattamento dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche che fa lavorare fianco a fianco la Provincia di Bologna che stanzia fondi ad hoc, l’Amministrazione penitenziaria regionale, la Regione Emilia-Romagna, la Casa circondariale e il consorzio Ecodom che affida il lavoro al laboratorio Raee della Dozza. Attualmente sono 2 i detenuti assunti dalla cooperativa IT2 con un contratto part-time.
Nel braccio femminile è presente un laboratorio sartoriale gestito dalla cooperativa sociale Siamo Qua. Tre anni fa si poneva il problema di come vendere gli abiti prodotti dalla sartoria, quest'anno hanno ricevuto una commessa da Ikea per la creazione di borse, grembiuli e
astucci da confezionare con stoffe donate dal
marchio svedese che poi lo stesso ha venduto presso il punto vendita di Casalecchio.
Altre possibilità potrebbero prendere il via, ad esempio il recupero delle serre per il quale l'amministrazione carceraria sta cercando partner d'impresa, oppure la dismessa e obsoleta tipografia.
Altri dati interessanti, anche se non recentissimi si trovano in questa presentazione del dott. Massimo Ziccone responsabile dell'area educatica della Casa Circondariale Dozza
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