CINQUE STELLE CADENTI
I «Grillodroni» e la democrazia
Editorliale di Federica Salsi, Consigliera del Comune di Bologna, espulsa dal MoVimento 5 Stelle dopo aver partecipato a «Ballarò»
La storia si ripete. L’altro ieri è stata, ancora una volta, una
giornata di espulsioni nel MoVimento 5 Stelle. Molti mi chiedono come
sia possibile che queste decisioni non insegnino nulla ai grillini,
perché non gli facciano cambiare idea, perché non li spingano a
ribellarsi contro i capi del MoVimento. Rispondo sempre che i grillini
hanno imparato benissimo, a loro va bene così. Magari non a tutti, ma
sicuramente a quelli a cui sono interessati Grillo e Casaleggio: i
«grillodroni». Un melting pot di persone. Ci sono dentro quelli che non
hanno capito o non sanno che Grillo e Casaleggio hanno violato tutte le
assurde regole da loro stessi imposte. Quelli che hanno ancora
l’illusione che si possa cambiare qualcosa da dentro. Quelli che sono
convinti che la versione digitale dell’antica arena romana in cui con il
pollice verso si decretava la morte del gladiatore sia la democrazia. Qui il pollice verso si trasforma in un click sulla tastiera che manda a
morte, e non solo metaforicamente considerate le minacce e i proiettili
ricevuti, il malcapitato di turno.
Poi arriva Marco Travaglio a fare il gioco del bastone e della carota
con Grillo, lo sgrida per il «suicidio di massa» e gli fornisce la
ricettina per «raddrizzare la baracca» ovvero scegliere qualcuno da
mandare nei talk show per evitare che il «primo peone semidissidente»
possa esprimere la sua legittima opinione e «nominare un direttorio» che
vada a fare il cane da guardia in giro per i meetup.
E come un bravo scolaretto sul blog, ieri Grillo ha nominato i suoi
cinque pasdaran, in barba alla democrazia, alle quote di genere e alla
meritocrazia. Già perchè fu proprio Carlo Sibilia, adesso inserito nel
«direttorio», a caldeggiare i matrimoni tra «specie diverse», così
finalmente una sirena potrà sposare lo yeti. Cambiare tutto per non
cambiare niente.
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