Io ho colto l'occasione in seguito all'articolo di Francesco per aprire un confronto sul tema nel forum di UnoValeTanto.
Il titolo della discussione non
intende, volutamente, suggerire un'opinione a priori in merito, ma
vuole stimolare un dibattito, poi ognuno si farà la sua di opinione.
Io stessa ad esempio non ho ancora le idee chiare.
Spesso quando si parla di Euro e
macroeconomia, si fa fatica a trasporre nel quotidiano le tesi
esposte. Ovvero in linea teorica sembra tutto chiaro, poi a livello
pratico come funziona veramente?
Prendo spunto da questa frase
dell'articolo “Non bisogna inoltre dimenticare che l’effetto
inflazionistico si avrebbe esclusivamente sui beni di importazione,
mentre non cambierebbe il prezzo dei prodotti italiani” per fare
questo esempio partendo dal mio quotidiano, quindi da una situazione
reale, esistente e concreta.
Lavoro in un'azienda artigianale che
produce cartellonistica pubblicitaria, decorazioni per veicoli
commerciali, grafiche per eventi fieristici, vetrofanie per negozi
etc etc. Il mercato a cui ci rivolgiamo è pressoché italiano ed è
un tipo di produzione che non si presta all'export. Quindi con una
ipotetica uscita dall'euro, continueremo a fare i conti unicamente con clienti
italiani.
Come vengono prodotte le nostre merci?
Serve mano d'opera, tecnologia e materie prime. La mano d'opera è
locale. La tecnologia è prodotta all'estero, in Italia è difficile che
lo possa essere nel breve periodo, serve un know-how che per il
momento non c'è o è andato perduto. Per tecnologia intendo plotter da taglio e da
stampa di grande formato, i relativi software gestionali e computer e
hardware vario per l'elaborazione delle grafiche. Le materie prime
sono prodotte principalmente all'estero, vanno dagli inchiostri per
le stampanti, alle lastre rigide di vari materiali (PVC e altri
derivati del petrolio, cartoni di varia foggia, alluminio o lamiere
varie) e alle bobine anche queste di vari materiali (PVC morbidi o
adesivi, tessuti, carte etc) su cui stampare o da intagliare.
Alla luce delle affermazioni
nell'articolo, sembra che non si prospetti un futuro roseo per tutte
quelle aziende come la mia che vendono ad un mercato italiano, ma che
usano tecnologie e materie prime provenienti dall'estero (quindi il
prezzo del bene ne subisce una forte influenza) e non possono nemmeno
contare sull'eliminazione di accise varie (come ad esempio la benzina).
Sarebbe utile quindi capire se e come
l'inflazione e la svalutazione possano aiutare questo tipo di mercato
interno ma dipendente dall'esterno, che dimensione ha questo tipo di
mercato, e nel caso lo si ritenga un mercato “sacrificabile”, a
fronte di un rilancio dell'economia più generale e diffuso, che
impatto avrebbe in termini di posti di lavoro persi e di indotto in
generale.
Chi volesse seguire il dibattito o aggiungere dei contributi può proseguire sul forum di UnoValeTanto
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