06 giugno 2015

Sale slot: alla fine è colpa dei Comuni

Siamo dentro ad una situazione kafkiana, lo Stato deve regolamentare dove mettere le sale slot ma, fatta la legge, non redige alcun regolamento. I comuni si attrezzano come possono con dei loro regolamenti, ma le società di scommesse (forti di questo vulnus normativo) fanno ricorsi ai TAR, i quali emettono sentenze discordanti per casi del tutto analoghi. E il Ministero alla fine dice che è colpa dei Comuni. Siamo al ridicolo.
Ma vediamo nel dettaglio cosa è accaduto in particolare a Bologna.

Il Comune di Bologna ha inserito nel regolamento di Polizia Urbana delle distanze minime dai luoghi sensibili per l'apertura di sale slot. Una società di scommesse ha fatto ricorso al TAR e ha vinto. Il tar dice che deve essere l'amministrazione dei Monopoli a pianificare dove mettere le sale slot, ma dal 2012 questa pianificazione ancora non si è vista. Chiedo all'Assessore competente cosa intenda fare e nella sua risposta mi spiega che andrà al consiglio di stato. E questo è quello che a livello locale possiamo fare. Ma è necessario capire a livello nazionale quale sia situazione. Perchè questa pianificazione ancora non è stata fatta? E' possibile sollecitarla? Come si devono regolare gli enti locali? sono tanti quelli che si sono trovati in una situazione come quella del comune di Bologna, ogni TAR emette sentenze diverse, il tutto con aggravio di costi per gli enti pubblici. Se la normativa nazionale fosse completa, chiara ed inequivocabile sarebbe tutto molto più semplice.
Contatto a questo proposito l'Onorevole Sebastiano Barbanti di Alternativa Libera  che si rende disponibile ad approfondire e prepara un Question Time per la Commissione Finanze.


Questo il testo integrale:

"""    QUESTION TIME in Commissione

Al Ministro dell’Economia, al Ministro della salute

Per sapere, premesso che:



Il comma 10 dell’articolo 7 della n. 158 del 2012 recita: L'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato e, a seguito della sua incorporazione, l'Agenzia delle dogane e dei monopoli, tenuto conto degli interessi pubblici di settore, sulla base di criteri, anche relativi alle distanze da istituti di istruzione primaria e secondaria, da strutture sanitarie e ospedaliere, da luoghi di culto, da centri socio-ricreativi e sportivi, definiti con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro della salute, previa intesa sancita in sede di Conferenza unificata, di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, e successive modificazioni, da emanare entro centoventi giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, provvede a pianificare forme di progressiva ricollocazione dei punti della rete fisica di raccolta del gioco praticato mediante gli apparecchi di cui all'articolo 110, comma 6, lettera a), del testo unico di cui al regio decreto n. 773 del 1931, e successive modificazioni, che risultano territorialmente prossimi ai predetti luoghi. Le pianificazioni operano relativamente alle concessioni di raccolta di gioco pubblico bandite successivamente alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto e valgono, per ciascuna nuova concessione, in funzione della dislocazione territoriale degli istituti scolastici primari e secondari, delle strutture sanitarie ed ospedaliere, dei luoghi di culto esistenti alla data del relativo bando. Ai fini di tale pianificazione si tiene conto dei risultati conseguiti all'esito dei controlli di cui al comma 9, nonche' di ogni altra qualificata informazione acquisita nel frattempo, ivi incluse proposte motivate dei comuni ovvero di loro rappresentanze regionali o nazionali. Presso l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato e, a seguito della sua incorporazione, presso l'Agenzia delle dogane e dei monopoli, e' istituito, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, un osservatorio di cui fanno parte, oltre ad esperti individuati dai Ministeri della salute, dell'istruzione, dell'universita' e della ricerca, dello sviluppo economico e dell'economia e delle finanze, anche esponenti delle associazioni rappresentative delle famiglie e dei giovani, nonche' rappresentanti dei comuni, per valutare le misure piu' efficaci per contrastare la diffusione del gioco d'azzardo e il fenomeno della dipendenza grave. Ai componenti dell'osservatorio non e' corrisposto alcun emolumento, compenso o rimborso spese.”

Il decreto sopra citato non è mai stato emanato;

in presenza di tale vuoto normativo in alcune città sono stati adottati regolamenti di polizia urbana con i quali si è stabilita una pianificazione, nonostante sulla materia non siano le autorità municipali competenti ad emanare la normativa di riferimento;

alla luce di tale vuoto normativo, il Tar dell’Emilia Romagna, in seguito all’emanazione di un regolamento di polizia urbana della città di Bologna, ha dichiarato l’atto illegittimo <<in quanto la norma di fatto prescrive nuovi limiti distanziometrici tra i locali in questione e i c.d. luoghi “sensibili”, la cui introduzione nell’ordinamento (o modificazione) compete esclusivamente al legislatore nazionale, secondo quanto prescrive il D.L. n. 158 del 2012, convertito, con modificazioni, dalla L. n. 189 del 2012.>> ricordando inoltre, nella stessa sentenza, un precedente giudizio sempre del T.A.R. Emilia – Romagna sez. II, 20/10/2014 n. 976 in base alla quale il giudice amministrativo aveva già sostenuto che ”la pianificazione delle sale da gioco e la riallocazione di quelle prossime a siti sensibili appartiene all’Amministrazione Autonoma dei Monopoli, come chiaramente indicato nel comma n. 10 dell’art. 7 del D.L. n. 158/2012. Tale attribuzione esclusiva trova conferma anche nella legge regionale n. 5/2013, art. 6, che al comma II prevede che i Comuni possono dettare previsioni urbanistiche sulle sale da gioco solo nel rispetto delle pianificazioni di cui al suddetto comma n. 10 dell’art. 7 del D.L. n. 158/2012”.



Se i fatti narrati in premessa corrispondano al vero e nell’eventualità positiva, quali iniziative urgenti intendano assumere, a partire dall’emanazione concertata del decreto da parte dei ministri interrogati, anche al fine di dare valenza effettiva al principio dello Stato costituzionale di diritto, garantire la certezza dello stesso, evitare giudicati differenti da parte dei giudici amministrativi ulteriormente aditi per risolvere questioni analoghe a quelle in esame, evitare di appesantire ulteriormente i tempi biblici che affliggono i nostri tribunali e ridurre le spese superflue allocandole diversamente per ottimizzare il servizio giustizia



On Barbanti """

La risposta del Ministero è surreale, alla fine è colpa dei Comuni che invece di presentare alle amministrazioni statali competenti una "proposta motivata", si sono organizzati autonomamente.
E adesso rimaniamo nel limbo dell'apposita legislazione delegata all'art 14 legge 23 del 2014.




 Nella sua replica dell'Onorevole Barbanti sottolinea che la risposta "elude" la questione posta, l'Esecitivo non ha attuato la legge e evidenzia l'immobilismo del Governo.

Questa le replica integrale:

""" 5-05701 Barbanti: Attuazione della disciplina sulla riallocazione delle sale da gioco.

  Sebastiano BARBANTI (Misto-AL) si dichiara insoddisfatto della risposta del Governo, la quale elude la questione posta dall'interrogazione. Ricorda, infatti, come l'Esecutivo abbia colpevolmente mancato di ottemperare a quanto previsto dalla legge n. 158 del 2012, la quale prevedeva l'emanazione di un decreto ministeriale, entro il termine di 120 giorni, per pianificare forme di riallocazione dei punti di raccolta del gioco d'azzardo, in funzione della dislocazione territoriale di istituti scolastici, strutture sanitarie e luoghi di culto.
  Al riguardo ritiene che tale vicenda sia emblematica dell'immobilismo del Governo sulle questioni che coinvolgono la tutela delle fasce più deboli della popolazione come, nel caso di specie, i soggetti più giovani, le quali risultano gravemente esposte al rischio di ludopatia. Nel sottolineare come tale situazione, protrattasi per tre anni, abbia indotto molti Comuni a intervenire in materia con propri regolamenti, i quali risultano tra loro disomogenei nel contesto nazionale, prende atto dell'intenzione del Governo di affrontare la questione nell'ambito dei decreti attuativi della delega per la riforma del sistema fiscale, auspicando che ciò costituisca l'occasione per colmare il grave vuoto normativo venutosi a creare.   """

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