L'associazione BolognaNidi "si occupa e si preoccupa dei bambini.
Si occupa di creare informazione e attenzione verso tutto ciò che
riguarda l'educazione dei nostri piccoli cittadini. Si preoccupa che il
dibattito attorno a questo ampio tema sia tanto scarno o inesistente.
Ma siamo ancora più preoccupati di ciò che accade nei nostri servizi
educativi: nidi e scuole d'infanzia, ottimi servizi, spesso tartassati
da riduzioni economiche e politiche inefficaci. Se volete conoscerli,
capirli, studiarli, seguirli, criticarli, leggerli, raccontarceli...
siete nel posto giusto."
L'associazione ha un blog partecipativo nato nel 2009. "Sono invitati a scrivere
tutti quelli che in vari modi si occupano si servizi educativi 0-6. Lo
gestiamo in tre Laura e Peppe e Elena, tre genitori che per caso si
sono trovati in relazione tramite i nidi... "
BolognaNidi ha preparato un Report 2013 (leggi il documento completo) per fare un quadro sui nidi a livello nazionale.
Il Report in sintesi
Il report che proponiamo è stato costruito tramite l’incrocio di due modelli d’indagine . Abbiamo preso in considerazione dati di tipo statistico effettuati fonti riconosciute a livello nazionale: istat, cnel, fondazione Agnelli ecc
Abbiamo riportato indagini dirette sui servizi educativi, ma anche indirette, su temi vicini quali: lavoro, occupazione femminile, fragilità sociali, povertà diffuse ecc
Integriamo con interviste, a genitori, lavoratori e sindacati e una raccolta di notizie rispetto ai comuni (molti al nord).
Questa seconda indagine, di tipo giornalistico, ha la capacità di restituire un quadro più immediato rispetto ai dati forniti dalle prime fonti.
Nel complesso è emerso che: siamo di fronte ad una chiusura, paventata da molti esperti del settore da tempo, ma ha altresì si dimostra la profonda ignoranza che c’è rispetto al tema.
In Italia è radicata una mentalità che fa riferimento a vecchi modelli sociali, sopratutto al sud dove le donne lavorano meno e si affidano meno ai servizi. C’è un altro dato che è una novità: le donne italiane sono quelle meno feconde e il paese si pone tra gli ultimi posti in graduatoria di natalità.
Molta parte del report pone l’accento sulle difficoltà del lavoro, scendendo in dettagli legislativi e salariali. I perché sono molteplici, intanto perché c’è un abbassamento dei diritti del lavoratore si riduce in un conseguente abbassamento della qualità del servizio, inoltre crediamo che questo specifico problema riguardi moltissimi ambiti e sarà la vera sfida a cui dobbiamo ormai individuare risposte politiche ed economiche.
Premessa
Ad agosto quotidiani e riviste femminili ci raccontano di nidi. Le notizie variano di anno in anno ma il contenuto è sempre lo stesso: i servizi languono e le liste d'attesa sono lunghissime, sopratutto nei piccoli centri e nel sud Italia. Da qualche tempo poi si aggiunge l'allarme delle rette troppo alte che diventano un gravoso onere per le famiglie. Per il resto dell'anno vige il silenzio o si torna sul tema solo per raccontare qualche fatto clamoroso.
Cosa succede a Bologna
A Bologna il Comune sta gradualmente affidando i servizi ad Asp (Azienda Servizi alla Persona), anche se per ora solo parzialmente: la gestione ai sostegni, le pulizie e i post/pre scuola.
Prima di proseguire nella situazione bolognese crediamo valga la pena spendere due parole sulle ASP. Le loro antenate sono le opere Pie, strutture organizzate per fare beneficenza e offrire un sostegno alle fragilità sociali dai poveri, per intenderci agli orfani o malati mentali. Sostenute economicamente da filantropi le opere Pie erano indipendenti. Nel tempo molte Opere Pie sono diventate pubbliche con relativa modifica normativa e sono diventate istituti pubblici assistenza e beneficenza: IPAB. Dalle IPAB con una successiva e recente modifica (normata dalle regioni) siamo arrivati alle ASP. Questo davvero molto in sintesi. Certo è che le ASP hanno un capitale proprio e sono organismi pubblici e sempre più spesso saranno usate per offrire servizi che fino a ieri erano offerti dai comuni. Tornando ora alla situazione di Bolgona: il personale di nidi e scuole dell'infanzia firmano un contratto con ASP. Le ASP sono al momento libere da vincoli di spesa o assunzione alle persone. Sembra l'uovo di Colombo. I contratti al personale rimangono di elevata qualità (al momento i contratti sono molto vicini a quelli comunali) e i servizi rimangono pubblici. Eppure questa formula presenta molte incertezze. Le aziende ASP rimarranno fuori dai vincoli di spesa imposti al Comune? E se sì, per quanto? E poi i precedenti non sono sempre soddisfacenti. Sui possibili pericoli nel perseguire questa via, ha relazionato il professor d'economia alla Bocconi di Milano, Francesco Longo che sostiene: “Se si ritiene che il lavoro pubblico sia un valore, capace di produrre senso di appartenenza e qualità nell’erogazione dei servizi, allora bisogna modificare la politica del lavoro oggi implicitamente operante nel settore.
Evitando di invocare improbabili riforme nazionali, il network delle ASP potrebbe uniformare i contratti interni con quelli esterni, almeno dal punto di vista retributivo e dei diritti di crescita professionale, cercando un gold standard di riferimento coerente con il livello di finanziamento presente nel settore così da tornare a promuovere il lavoro pubblico. Anche dal punto di vista sindacale questo dovrebbe rappresentare uno scambio equo e accettabile: ottenere l’aumento delle quote di lavoro pubblico, comprimendo alla fonte l’incentivo alle ASP a esternalizzare, in cambio di un allineamento contrattuale alle condizioni del settore. A chi il coraggio della prima mossa?” Il lavoro, al di là della gestione, rimane un punto cruciale della questione.
Continuiamo con un fatto, accaduto la scorso aprile a Chieti, quando al rientro dalle vacanze pasquali gli educatori, sprovvisti di contratti perché scaduti e non rinnovati dalla società che gestisce sociali i servizi in città, si sono trovati a dover gestire l'apertura del servizio. Dopo un intervento della polizia le educatrici sono rientrate al lavoro con un contratto firmato la mattina stessa. C'era stato un precedente esposto alla Corte dei Conti perché la società che gestiva servizi e le farmacie voleva disfarsi dei servizi educativi, con ogni probabilità troppo poco remunerativi.“Scuole e nidi pubblici racconta Luca P., genitore di Torino sono un bene comune, sono qualcosa che i cittadini sentono propra. Negli ultimi anni i genitori di Torino hanno sostenuto battaglie politiche e contestato la privatizzazione dei nidi. Siamo passati dalla gestione diretta di nove strutture ad una gestione privata nel giro di pochi mesi. La qualità non è la stessa della precedente gestione e molto fanno le differenze contrattuali.
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