04 novembre 2015

La mia domanda di attualità sugli errori di progettazione e realizzazione delle piste ciclabili

Da notizie di stampa si apprende:
  • dei lavori di ripristino della tangenziale delle biciclette, necessari a quanto pare perchè i lavori non sono stati eseguiti a regola d'arte
  • delle problematiche di progettazione e realizzazione della pista ciclabile in San Donato, che portano addirittura al taglio di numerosi alberi
Chiedo al Sindaco e alla Giunta:
  • quale sia la loro opinione sui fatti accaduti
  • il motivo per cui i lavori della tangenziale delle biciclette non siano stati fatti a regola d'arte
  • il motivo per cui vi siano errori di progettazione e realizzazione nella pista ciclabile di San Donato


Di seguito il testo del mio intervento in aula, poi la risposta dell'Assessore e infine la mia replica:

"Grazie Presidente. Mi ricollego alle parole dei miei colleghi, è imbarazzante, è imbarazzante vedere come da una parte l’Amministrazione punti in maniera preminente nei confronti della mobilità ciclabile, adesso siamo a ridosso delle elezioni e ci sono tutta una serie di inaugurazioni per poter far vedere che l’Amministrazione ha fatto  qualcosa, salvo poi ritrovarsi dopo una settimana con la pista ciclabile sui viali con le buche oppure con la pista ciclabile in San Donato che, stando a quanto asserito dalla stampa, ha avuto non pochi problemi, sia di progettazione che di realizzazione. Io mi chiedo, ma il Comune in tutto questo dov’è? Dove è stato? Nel momento in cui il Comune appalta dei lavori come minimo dovrebbe avere il controllo del cantiere attraverso il Direttore dei lavori, quindi evidentemente il Comune ha abdicato a quella che è la sua funzione di controllo in fase di realizzazione dei lavori, ma i problemi ci sono anche in fase di progettazione, perché di fatto nel momento in cui la ciclabile d San Donato presenta una serie di problematiche legate addirittura alla progettazione, scusate invece faccio fatica ad intervenire. Nonostante – dicevo – ci siano addirittura dei problemi di progettazione mi chiedo il Comune dove era quando è stata progettata quella pista ciclabile. Tutti sanno che scavare a ridosso delle radici degli alberi comporta dei problemi, e nel momento in cui si tranciano le radici come minimo l’albero rischia di cascare per terra, se rimane su si secca e poi tende a morire. 
Le domande sono, qual è l’opinione dell’Amministrazione sui fatti  accaduti, come sia possibile che possano accadere determinati… chiamiamoli così, disguidi, nella realizzazione di queste piste ciclabili e se non ci sia una sorta di fretta nel voler presentare dei risultati, fretta che poi alla fine di fatto ha consegnato alla città delle piste ciclabili che sono o da rifare in parte se non hanno creato altri grossi problemi."

Questa la risposta dell'Assessore Colombo:
"Grazie presidente. Ho chiesto di riunire queste quattro domande di attualità per evidente omogeneità di argomento in quanto dai consiglieri sono richiesti chiarimenti e sono presentate obiezioni in merito a errori o difetti di realizzazione di piste ciclabili, tanto che nella stessa esposizione i due casi, quello della tangenziale delle bici e quello della pista ciclabile di via San Donato sono intimamente connessi e come tali anche sono stati presentati. Vado per ordine, innanzitutto dando al Consiglio gli elementi informativi e di chiarimento su quanto accaduto e su come intende regolarsi l'Amministrazione comunale in merito e poi esprimendo una valutazione finale.
Partiamo dal caso del tratto di tangenziale delle biciclette che va da via Dante e via Jacopo della Lana. Va premesso che il nuovo percorso ciclabile lungo l'anello dei viali di circonvallazione denominato tangenziale delle biciclette è caratterizzato da un tracciato di circa 5,2 chilometri realizzato tra gli alberi, su un totale di 8,4 chilometri. Questa soluzione progettuale proposta dai tecnici incaricati della progettazione e ampiamente condivisa dalle associazioni ciclistiche nonché validata dagli specialisti del settore che hanno partecipato ai laboratori di progettazione, è stata autorizzata dalla Soprintendenza per i beni architettonici nel 2013 e ha ottenuto i pareri favorevoli dei competenti Uffici comunali sia della Mobilità sia del Verde pubblico. Tra i vari aspetti tecnici affrontati durante la fase di progettazione particolare attenzione è stata rivolta alla scelta della pavimentazione del manto, nei tratti realizzati fra le alberature. Si è dovuto necessariamente contemperare le indicazioni e prescrizioni dettate da un lato dalla Soprintendenza, che ha richiesto la realizzazione di una pavimentazione continua e dall'aspetto naturale, colore naturale della ghiaia, quindi grigio chiaro, sia dall'altro lato le indicazioni e prescrizioni frutto del vigente regolamento comunale del Verde pubblico e privato, che impone l'uso di pavimentazioni di tipo drenante per distanze inferiori ai tre metri dagli alberi. Per soddisfare entrambe le richieste i progettisti hanno individuato come soluzione la realizzazione di un massetto in calcestruzzo drenante attuato in opera mediante fibrofinitrice o a mano, particolarmente adatto per percorsi ciclabili, viali sottoposti a vincoli di tutela ambientale e giardini pubblici. I principali vantaggi di questo prodotto afferiscono in primo luogo alla sostenibilità ambientale, in quanto esso riduce l'impermeabilizzazione del suolo favorendo il ripristino del ciclo naturale dell'acqua. In secondo luogo questo prodotto aumenta il drenaggio e quindi diminuisce il deflusso delle acque piovane. E altresì riduce l'effetto isola di calore mettendo in evidenza come caratteristica l'atermicità del massetto. Quindi un massetto che non accumula e non propaga calore, in graduo di mantenere la temperatura al suolo di poco superiore a quella esterna. Grazie alla colorazione chiara nelle ore notturne assicura inoltre una maggiore riflessione e quindi una maggiore visibilità. Questo prodotto ha come vantaggio la maggiore sicurezza per i cittadini, aumenta la sicurezza delle pavimentazioni evitando il formarsi di pozzanghere e prevenendo i pericoli legati al fenomeno dell'acquaplanning e alla formazione di lastre di ghiaccio in inverno.
Premesso questo a lavori ultimati, durante il collaudo tecnico-amministrativo delle opere in esame, sono stati riscontrati dai collaudatori comunali alcuni difetti della pavimentazione, concentrati nel tratto di viale Carducci. In particolare sono stati individuati 7 piccoli tratti per complessivi 25 metri lineari di pavimentazione da ripristinare. Con nota ufficiale inviata via PEC il 1° ottobre 2015 il Comune ha notificato formalmente all'impresa Verde Impianti Srl, appaltatrice dei lavori, gli interventi di ripristino dei difetti riscontrati da realizzare a loro spese, previa appunto contestazione di questi difetti. Il repentino ammaloramento di questi brevi tratti di pavimentazione è dovuto essenzialmente alle alte temperature registrate nel periodo in cui è stato realizzato il massetto, luglio 2015. Va infatti ricordato che nello scorso mese di luglio in città sono state raggiunte temperature anche oltre i 40 gradi al suolo. Nonostante le continue bagnature con acqua per raffreddare la superficie pavimentata in alcuni brevi tratti il legante cementizio non ha fatto sufficiente presa a causa di queste temperature particolarmente elevate determinando così lo sgretolamento degli aggregati che costituiscono il massetto. L'azienda ha già in corso i microcantieri di riparazione di quei sette tratti di complessivi 25 metri. Meteo permettendo entro la prossima settimana anche quel tratto di tangenziale bici tornerà completamente fruibile, aperto e in sicurezza per i ciclisti.
Anche per quanto riguarda via San Donato vorrei partire con una breve ricostruzione di quanto accaduto e dalle prospettive di ripristino di quella situazione. Durante i lavori di realizzazione della prosecuzione della pista ciclabile lungo via San Donato, da via del Pilastro per arrivare fino al Meraville e successivamente a FICO, l'impresa esecutrice dei lavori non ha osservato le procedure previste nel regolamento comunale del Verde, contenute tra l'altro anche nel progetto esecutivo andato a gara. In particolare va sottolineato che il rispetto di quanto prescritto dal vigente regolamento comunale del Verde pubblico e privato è garanzia di salvaguardia delle aree di pertinenza delle alberature in particolare nel caso di interventi vicini alle alberature stesse, che sono sì consentii dal regolamento, ma con una serie di precauzioni. In questi interventi è indispensabile la supervisione in cantiere di un professionista abilitato, o un agronomo o un dottore forestale, o un perito agrario che attesti la salvaguardia delle appendici radicali con funzione statica. Ci risulta che gli interventi su quel tratto di via San Donato siano stati eseguiti dall'impresa in violazione di questo preciso obbligo in quanto il professionista ovviamente avrebbe subito dovuto non consentire l'ulteriore prosecuzione dei lavori qualora non fosse garantita, come è stata, la tutela degli apparati radicali e avrebbe altresì dovuto avvertire il Comune. Queste cose non sono avvenute. Quindi l'impresa esecutrice non ha osservato le procedure previste dal regolamento del Verde. A causa di questo grave inadempimento in data 6 agosto 2015 sono stati sospesi per ordine d'ufficio del Comune nei confronti dell'impresa i lavori nel tratto tra via San Donato da via del Pilastro a via Pirandello in modo da potere effettuare i necessari accertamenti tecnici a cura anche del Settore Verde, Ambiente del Comune e stabilire le opportune sanzioni a carico dell'impresa. Dalle verifiche agronomiche effettuate è emerso che gli alberi hanno subito danni alle radici che non consentono di assicurarne la stabilità. Per ovviare a tale problema si è convenuto, d'intesa con i diversi uffici comunali, compreso il competente Settore Ambiente di procedere a un necessario intervento di ripristino a cura e spese dell'impresa che ha violato i propri obblighi contrattuali e di regolamento comunale. In particolare è stato stabilito che l'impresa debba farsi carico della gran parte dei ripristini ossia debba assumersi l'onore dell'eliminazione delle piante risultate instabili a causa del comportamento dell'impresa stessa, nonché farsi carico degli oneri delle successive messe a dimora di nuovi esemplari arborei. Questi interventi di ripristino sono attualmente oggetto di un progetto di variante in corso d'opera in via di approvazione da parte del Comune. Questo progetto di variante in corso d'opera prevede in particolare di sostituire le attuali 26 “sophora” con 39 nuovi alberi di cui in particolare 33 carpini piramidali nonché 2 “quercus cerri”, 3 “quercus robur” e alcune “tilia cordate”. Questi 39 nuovi alberi saranno piantati per lo più al posto delle “sophora” abbattute e quelli ulteriori che non dovessero trovare adeguato spazio di piantumazione direttamente lì, visto che il numero aumenta da 26 a 39, troveranno posto nelle adiacienti aree verdi poste tra via San Donato e via Salgari.
E' opportuno evidenziare che le 26 “sophora” oggetto di abbattimento presentavano tre ordini di problemi: la specie, lo stato del terreno e il cosiddetto “sesto d'impianto”, ossia in che posizioni erano piantati. Le “sophora japonica” appartenga al novero delle specie esotiche e che, quindi, portate in luoghi portate in luoghi diversi da quelli di origine presentano rilevanti problemi di acclimatamento e sviluppo. Secondo problema il terreno nel quale gli alberi vegetavano era terreno cosiddetto imposto, cioè un misto tra terreno ed elementi scuri, oltre a pietre e materiali artificiali, con una fertilità limitata. Si aveva un mix tra detriti e terreno. Questa “condizione pedologica” ha sicuramente influito negativamente sul regolare sviluppo delle alberature che, nonostante siano state messe a dimora diversi anni fa, sono ancora oggi caratterizzate da dimensioni dendrometriche non adeguate all'età. Non supera i 10 metri quando invece, piante di quella età dovrebbero aver raggiunto dimensioni maggiori. Il terzo problema è costituito dal cosiddetto “sesto d'impianto” nel senso che attualmente quelle 26 “sophore” sono collocate troppo vicine tra loro e in posizione non sfalsata ma una di fronte all'altra, ciò ha provocato uno scarso sviluppo dell'apparato radicale per l'eccessiva vicinanza.
La sostituzione delle attuali “sophore” con i nuovi carpini ha tre vantaggi: piantare alberi più adatti al clima e al territorio di Bologna dal punto di vista della specie, sostituisce il terreno pieno di detriti con terreno adeguato a far crescere correttamente le piante e ripiantando gli alberi con un sesto d'impianto diverso (sfalsati rispetto a quelli di fianco) affinché lo sviluppo delle radici non interferisca tra loro. Tra l'altro tutto questo sarà fatto aggiungendo oltre agli alberi una siepe che verrà prolungata e sarà costituita una barriera verde richiesta dai cittadini che abitano nei palazzi subito dietro quest'area, per essere protetti dal punti di vista visivo e dell'inquinamento atmosferico e acustico dal passaggio del traffico su via San Donato.
Farò ora due riflessioni. La prima è l'invito a tutti noi a ricondurre questi casi alle dovute proporzioni, per quanto riguarda via San Donato stiamo parlando di un intervento che nasce certo da un grave inadempimento dell'impresa ma che alla fine porterà ad aumentare la quantità di alberi da 26 a 39 e che porterà anche ad un miglioramento della loro qualità perché saranno piantate specie più adatte, con terreno migliore e nella posizione giusta. Per quanto riguarda la Tangenziale bici stiamo parlando del rifacimento di circa 50 mq di pavimentazione sui 12.000 mq che sono stati stesi: meno dello 0,5% del complesso della pavimentazione. La seconda riflessione riguarda invece il rapporto richiamato e sollevato tra il Comune di Bologna e le imprese appaltatrici. Su questo vogliamo essere chiari e netti: le imprese che lavorano per conto del Comune di Bologna e sbagliano, pagano. Per quanto ci riguardo questo vale per la Tangenziale delle bici, per la pista ciclabile di via San Donato e per ogni cantiere di lavori pubblici che viene aperto in questa città. Questa è la conferma che l'Amministrazione comunale di Bologna lavorando secondo principi di buona amministrazione controlla e verifica scrupolosamente il termine dei lavori che questi siano stati eseguiti a regola d'arte e se così non è il Comune di Bologna contesta i difetti o gli errori di realizzazione e ordina alle imprese esecutrici di ripristinare i lavori eseguiti senza nessuna spesa né per il Comune, né per i cittadini e al contrario a totale carico delle ditte che hanno commesso errori o inadempimenti.


La mia replica:
"Grazie Presidente. Interessante tutta la spiegazione dell’Assessore, che ricostruisce la storia, la vicenda di questi disguidi, in tutto questo un grande assente è il Comune. Come chiedevo prima nella domanda di attualità, nel momento in cui il Comune commissiona un lavoro, automaticamente deve anche controllare lo svolgimento di questo tipo di lavoro. Il Comune non lo ha fatto, come al solito ci si accorge delle problematiche quando ormai i buoi sono scappati e chiudono il recinto, si fa fatica poi a recuperare anche i buoi che sono effettivamente andati via e ci si ritrova sempre con dei lavori fatti a metà, con una serie di problematiche e con delle brutte figure, con dei disagi che si ripercuotono sui cittadini. 
In futuro, ma non fra sei mesi, a partire da adesso, sarebbe opportuno che il Comune fosse maggiormente presente sui cantieri che ha in città, proprio per evitare che si arrivi a questo tipo di situazione. Uno dei grossissimi problemi del Comune è proprio quello che non controlla le cose che fa fare a terzi."

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