24 marzo 2013

Parla la ex grillina Salsi scomunicata dal Capo: «Loro perdonati, io dannata?»

federica_salsi
«Dopo il mio caso è nato il partito dittatoriale nazionale di Grillo e Casaleggio, prima c’era molta più libertà, specialmente sui territori. La base è divisa tra collaborazionisti governativi e duri e puri. Grillo non farà mai patti con i partiti, vuole comandare tutto lui. Vuole le Larghe Intese per sbancare alle prossime elezioni, ma se si votasse tra 6 mesi il Movimento non sarebbe premiato».

Federica Salsi, consigliere comunale di Bologna. Ex grillina, scomunicata e allontanata dal MoVimento lo scorso ottobre dopo aver partecipato a Ballarò. IntelligoNews l’ha contattata all’indomani del “perdono” che Grillo ha concesso ai senatori dissidenti, rei di aver votato Grasso al Senato.

Lei è garbata e gentile. Non una parola fuori posto, né un attacco diretto all’ex “capo Grillo”, nonostante il pessimo trattamento riservatole (forse è lei che ha perdonato veramente). Serba ancora rancore? «Assolutamente no». Ma sotto-sotto, qualcosa nel MoVimento non andava fin dall’inizio…


Da epurata illustre del M5S, come ha accolto la notizia del “perdono” concesso ai grillini dissidenti che hanno votato per Grasso?
«Tornare sui propri passi quando si sbaglia è positivo. Sarebbe stato un grosso problema se, al contrario, Grillo avesse continuato a usare toni duri nei confronti di chi ha agito in buona fede e secondo coscienza».

Il trattamento per lei, invece, è stato diverso. Non prova risentimento?

«Mi sono disillusa (dopo essermi illusa) su Grillo nel momento in cui ho letto gli attacchi pesanti e volgari nei miei confronti. Lui ha usato tutta la forza del suo blog e tutta la sua forza comunicativa per attaccarmi, un consigliere comunale che non aveva la sua stessa parità di accesso ai mezzi di comunicazione e il suo stesso impatto mediatico. Lì mi sono resa conto di aver sbagliato nella valutazione di Grillo-persona. Il fatto che ieri si sia reso conto di aver esagerato nei confronti dei senatori non mi fa provare rancore. Sa, mi sono messa nei panni di quei senatori, so perfettamente quello che hanno provato in quelle ore, come si sono sentiti leggendo le accuse rivolte loro. È una sensazione tremenda che non auguro a nessuno. Comunque, oggi mi sento sollevata nel pensare che qualche barlume di coscienza abbia illuminato Grillo. Nel mio caso, invece, non si è mai ammorbidito. Niente barlume».

E’ delusa da Grillo-persona e anche dal MoVimento?

«Nì. Nel 2008 entrai nel Movimento degli amici di Beppe Grillo di Bologna, animato da persone con la volontà di cambiare le cose, e cambiarle dal basso. Le dinamiche erano partecipate, non c’erano ingerenze da parte dello staff di Grillo. Quando nel 2009 venne fondato il MoVimento 5 Stelle gli attivisti chiesero, mediante la stesura di un documento, che ogni decisione venisse presa in maniera partecipata. Ma la situazione non si è evoluta con questa coerenza: mentre noi a livello locale avevamo indipendenza di gestione, a livello nazionale ci venivano imposte le direttive di Grillo, calate dall’alto e senza diritto di replica. Rimanemmo molto delusi quando ci trovammo catapultati all’interno di un movimento preconfezionato, con tanto di logo e statuto perché ci saremmo aspettati un percorso veramente partecipato, anche per la costruzione del movimento in sede nazionale. Alcuni di noi hanno provato a farsi sentire, ma all’epoca ero un semplice consigliere di un piccolo quartiere di Bologna. Non potevo far molto.
Oggi posso dirle che condivido le linee del movimento sui temi quali l’ambiente, i costi della politica. Ma moltissime questioni che portavamo avanti in passato a livello locale non sono state più prese in considerazione. Il movimento ha iniziato ad avere la grande rilevanza nazionale che abbiamo visto, dopo il “post” livido che Grillo scrisse nei miei confronti: dal quel momento qualsiasi cosa Grillo abbia scritto o detto è diventata importante per media e tv».

Quindi il suo caso è stato un paradossale spartiacque prima della consacrazione di Grillo a Lider Maximo?

«Sì, il mio caso è stato quell’elemento di crisi che ha messo sotto stress il movimento e che ha accelerato o enfatizzato il processo del riconoscimento di Grillo come leader unico».

Quanto influisce il Casaleggio pensiero o quello di un intellettuale come Becchi, sul personaggio Grillo?

«Grillo ha una sua personalità molto carismatica, lui riesce meglio di altri a comunicare i contenuti del Movimento. Alcuni di questi sono frutto delle sue ricerche, lui da sempre si è occupato di tematiche politiche, economiche, finanziarie. Per la creazione del MoVimento 5 Stelle, però, deus ex machina, è Casaleggio. Grillo fa la parte dell’aggregatore di masse, fa il frontman. Ma la parte comunicativa e la strategia è tutta opera di Casaleggio».

Potrebbero essere state le parole del Papa, molto apprezzato da Grillo, sul perdono a fargli cambiare idea sui dissidenti?

«Credo si sia accorto di averla sparata troppo grossa e ha voluto correggere il tiro. Anche perché la rete ha criticato molto le sue parole pesanti. La base si è lamentata. Non penso, dunque, che il suo ammorbidimento sia stato dettato da una folgorazione venuta “dall’alto”».

E come mai la base non è riuscita a fargli cambiare idea sull’accordo con il Pd? Anche in quel caso c’è stato fermento.

«In realtà, la rete da questo punto di vista è spaccata a metà: una parte invoca l’appoggio a un governo Bersani, un’altra vuole andare avanti dura e pura; non c’è una categoria predominante. In merito a un potenziale accordo, comunque, credo siano entrate in gioco proprio le ideologie del M5S. Grasso non appartiene al Pd in senso stretto, è un magistrato dell’antimafia; per questo Grillo, immagino abbia voluto chiudere un occhio. Sulla restante possibilità, grava il tema di fondo, per questo non c’è soluzione. Pure se l’idea viene dalla rete. Non è concepibile da parte del Movimento l’appoggio ad un qualsiasi partito, sarebbe un cedimento a quel sistema vecchio e corrotto che vogliono rivoluzionare». 

Il fatto che il M5S abbia chiesto a Napolitano o il governo o la presidenza Copasir e Vigilanza Rai, può essere pretattica o c’è dell’altro?

«La strategia è quella di Highlander: ne rimarrà uno solo. Stiamo assistendo ad una lotta senza quartiere tra le forze politiche per ottenere lo scettro del potere. Grillo punta in alto e probabilmente sì: quella di oggi può essere una strategia al fine di delegittimare tutte le forze politiche».

Quindi, anche lui come Bersani-pigliatutto?

«Non parlerei di somiglianza, piuttosto di non voler riconoscere gli altri come interlocutori. Grillo vuole andare avanti per la sua strada, punta al 100%, vuole dimostrare, mediante la delegittimazione degli altri, che il M5S è l’unica forza adatta a governare, non vuole scendere a patti. E lo sta facendo in maniera violenta: il non voler dialogare con nessuno, il continuo attacco nei confronti dei suoi… vuole comandare tutto lui».

Si aspettava il “botto” del M5S alle elezioni?

«Sì, perché a prescindere da tutte le dinamiche cha hanno disilluso alcuni militanti, il malcontento nazionale era talmente generalizzato che ha avuto la meglio. La gente era stufa di vedere le solite facce, come Bersani e Berlusconi. E quindi nonostante le perplessità sulla conduzione del movimento o sulla democrazia interna, i cittadini hanno scelto il male minore. È interessante, però, vedere come a livello locale, e mi riferisco soprattutto a Bologna, rispetto al dato nazionale il M5S ha avuto una flessione del 6%».

Quindi ha inciso il suo caso?

«Sì, gli elettori che conoscevano me e il movimento hanno valutato in maniera negativa ciò che è successo. Chi ha visto da vicino quello che è successo non ha premiato Grillo. Però l’exploit nazionale ha messo nell’ombra questo dato, a quanto pare molto meno significativo».

Gli italiani, prima o poi lo capiranno, o alle prossime elezioni accorderanno ancora la loro fiducia a Grillo?

«Dipende da quando si svolgeranno. Se dovessero essere tra 6 mesi il M5S non otterrà un consenso così diffuso: tornare alle urne a breve segnerebbe un fallimento. E a mio avviso l’Italia non se lo può permettere. Ora lui si è trovato a gestire un consenso elettorale superiore alle aspettative e non sa gestirlo. Il suo obiettivo era quello di poter fare confusione ad oltranza, ecco perché spera che gli altri partiti si organizzino nelle Larghe Intese: avrebbe le mani pulite per continuare una sorta campagna elettorale perenne stando all’opposizione».

Ha votato per il M5S alle ultime elezioni?

«Posso dirle che sono andata a votare. Nel segreto dell’urna…».

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