17 dicembre 2013

Derivati: le differenze semantiche della Vice Sindaco

Venerdì scorso in aula avevo chiesto questo:
"Dopo reiterate richieste tra domade di attualità, interrogazioni, interpellanze, commissioni con udienze conoscitive, e dopo il mantra ripetuto da Assessori, revisori dei conti, dirigenti, presidenti di commissione, che il Comune di Bologna non ha derivati e non ne ha mai avuti (nonostante documenti inconfutabili dimostrassero il contrario), ieri la nota stampa dove l’ente ammette di averne contratti.
- Chiedo pertanto se il Sindaco non ritenga grave il comportamento dei soggetti coinvolti che hanno negato la verità e l’evidenza.
- Chiedo se non ritenga un similie comportamento lesivo per la reputazione dell’ente e dei suoi amministratori.
- Chiedo se non ritenga opportuno un passo indietro di suddetti soggetti a partire dalla Vicesindaco."

Oggi mi arriva la risposta scritta della Vice Sindaco (leggi documento integrale).
Posto che io ho sempre parlato del potenziale pericoloso intrinseco negli strumenti derivati in genere, senza mai asserire se quelli che il Comune o gli enti e le società da lui partecipate hanno contratto siano quelli cosidetti "tossici" o meno, rilevo che la coda di paglia dell'amministrazione è bella corposa e si divertono a fare distinzioni semantiche che non esistono.
La risposta recita "Il Comune di Bologna non ha mai posto in essere contratti relativi a strumenti finanziari derivati". Prosegue asserendo che nella rinegoziazione di un prestito hanno incluso "l'acquisto di un CAP" "che non ha nulla a che fare con contratti relativi a strumenti finanziari derivati". Ribadendo che ci hanno pure guadagnato.

Cos'è un CAP?
Andiamo a vedere la sua definizione nel glossario della Borsa Italiana.



Ogni altro commento è puramente superfluo.

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