La vicenda della presenza presente o
passata, denunciata nell’articolo di Affaritaliani a firma Amorosi,
di derivati nei conti del Comune e di alcuni Enti partecipati è
gravissima. E’ risaputo che questi strumenti sono estremamente
pericolosi e non è comprensibile come possano enti, pagati con i
soldi pubblici, giocare alla roulette russa con gli Euro dei
cittadini. Il silenzio dell’amministrazione e degli Enti a seguito
dell’articolo è allarmante. A questo proposito ho preparato una
lunga interpellanza per chiedere conto al Comune di quanto riportato
nell’articolo, e ho fatto una richiesta di udienza conoscitiva
urgente con tutti gli Enti citati nel medesimo per approfondire
questa vicenda e comprendere il pericolo che si nasconde (dato che i
derivati e non solo non compaiono a bilancio) dietro questi
“investimenti”.
di seguito l'articolo di Affaritaliani
Derivati ed esposizioni bancarie - Bombe ad orologeria a Bologna
Lunedì, 16 settembre 2013 - 14:54:00
Lunedì, 16 settembre 2013 - 14:54:00
di
Antonio Amorosi
Esclusivo/Bologna - Le società partecipate del comune sono piene di derivati e fortemente esposte con le banche. Una novità sconosciuta ai più ma messa nero su bianco da Banca d'Italia con la sua Centrale dei Rischi, il documento che sintetizza lo stato di salute e il debito delle aziende, e dall'analisi dettagliata di Anatos, società specializzata in contenziosi legali nel settore.
La lista delle municipalizzate bolognesi è lunga a partire da Interporto, il colosso logistico del trasporto merci di tutta la provincia in cui hanno sede multinazionali quotate come Yoox o Segafredo.
E le più grandi municipalizzate locali come Tper e Hera negano la
visione della propria Centrale dei Rischi al punto di far dubitare che
qualche problema ci sia anche per loro con conseguenze imprevedibili per i cittadini.
Se guardiamo Interporto, in questi giorni il comune vende per fare
cassa il pacchetto azionario di maggioranza. Base d’asta superiore ai 31
milioni di euro, di cui 20 in favore del comune di Bologna, principale
regista dell'operazione. Ma nessuno si fa avanti compresa Trenitalia e
una serie di società estere date dai rumors interni come interessate
all'operazione. Chissà perché!?
Nessuno sa infatti che Interporto, con un bilancio in attivo di
453 mila euro, ha un' esposizione bancaria a medio e lungo termine di
62 milioni, a breve di 9 milioni 700mila e per derivati da 6 milioni 400 mila con
BNL, Cassa di Risparmio in Bologna, la Bp di Verona, la Bp di Bergamo,
la Bp del commercio e la Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza. Le
anomalie più evidenti nascono proprio con la vendita. Il comune del
sindaco Virginio Merola delibera a febbraio “un aumento gratuito di
capitale di 8 milioni a sostegno di Interporto” e da “la delega al cda
per futuri aumenti di capitale”. Poi decide di vendere tutto convincendo
anche la Provincia, visto che insieme detengono il pacchetto di
maggioranza (35,1+17,5=52,6%). Lo strano aumento non sembra
servire a valorizzare la municipalizzata, ma coincide con le cedole dei
derivati da pagare; sembra usata “al fine di supportare i flussi in
perdita dei derivati”, sottolinea Anatos. Probabilmente per
nascondere la polvere sotto il tappeto e presentare bilanci abbelliti.
Ma un nuovo aumento di capitale da 15 milioni di euro è già in cantiere.
Stesso problema nella Centrale dei Rischi del Teatro Comunale con un esposizione complessiva di di 13 milioni. Atc spa, il trasporto pubblico, con un esposizione da 13 milioni e derivati da 1 milione con Unicredit o Acer, azienda case popolari, esposta per 44 milioni e mezzo e derivati da 1 milione con Mps. O il comune di Bologna stesso, che visto il bilancio, ha una inspiegabile linea di credito di 149 milioni
presso Unicredit. Linee di credito simili si usano solitamente per
coprire esposizioni non visualizzabili nella normale Centrale dei Rischi
italiana. E' il caso di derivati di legislazione anglosassone che possono non apparire. Nella pancia del comune ci sono possibili derivati della Dexia da 9 milioni per finire con un utilizzo di denaro del Banco di Sicilia per 44 milioni come credito a medio-lungo termine e della Carisbo per 155 milioni di euro.
A nulla serve il monito della Corte dei Conti che da anni ne sottolinea
la pericolosità per le ricadute devastanti sui conti e la vita dei
cittadini. I giudici, precisa Anatos, annullano facilmente questi
contratti “per danno potenziali all’ente sottoscrittore”. Ma il rapporto
con le banche è tale che sembra difficile che qualche amministratore
emiliano si possa esporre e fare causa per recuperare il maltolto
sottoscritto, mantenendo innescate le bombe ad orologeria col pericolo che esplodano da un momento all'altro.
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